Per il mondo della pallacanestro, Michael Jordan è qualcosa di più di un’icona: è l’uomo che ha reso il basket famoso in tutto il mondo, che ha creato un marchio, che ha aperto le porte verso la NBA, e verso lo sport americano in generale, per come lo conosciamo adesso. Una carriera scintillante, iniziata nel 1984 e finita nel 1998 dopo sei titoli vinti, e che diventa ora un documentario, The Last Dance, che racconterà in 10 episodi l’ultima trionfale stagione dei suoi Chicago Bulls, quella del 1998.
I primi due episodi di The Last Dance sono già disponibili in Italia su Netflix, che ne pubblicherà due alla volta ogni lunedì, da oggi per le prossime quattro settimane. Negli Usa la docu-serie, prodotta da Mandalay Spots Media in collaborazione con Jump 23 e NBA Entertainment, è invece disponibile da ieri sul canale ESPN. La docu-serie doveva uscire tra qualche mese, ma la pubblicazione è stata anticipata per offrire contenuti sportivi in cui tutto è bloccato, in tutto il mondo, per le norme di sicurezza legate alla pandemia di coronavirus.
Concentrandosi sulla stagione 1997-98, ‘The Last Dance’ ne approfitta per raccontare anche le principali tappe della carriera di Michael Jordan, che si era già ritirato dalla Nba una volta e che, proprio alla fine del campionato 97-98 si ritirò una seconda volta: il terzo e ultimo ritorno lo farà con la squadra dei Washington Wizards e dunque le immagini di repertorio di questa serie documentaria si riferiscono alle ultime partite giocate con la divisa dai Chicago Bulls. Una squadra che è entrata nella storia anche al di là di Michael Jordan, perché vantava altri giocatori di eccezionale talento, come Scottie Pippen e Dennis Rodman, e un allenatore (Phil Jackson) come ce ne sono stati pochissimi.