In alcuni pazienti affetti da ipertensione arteriosa il danno alle strutture nervose inizia prima che siano comparsi segni clinici di deterioramento cognitivo o che la risonanza magnetica tradizionale possa identificare alterazioni evidenti a carico del cervello. Una ricerca del Dipartimento di Angiocardioneurologia e Medicina Traslazionale dell’Irccs Neuromed di Pozzilli evidenzia come sia possibile individuare precocemente le alterazioni nervose che potranno portare alla demenza vascolare. Lo studio ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale a riposo, o ‘resting-state fMRI’, che, eseguita su una persona completamente a riposo, permette di evidenziare le attivazioni neuronali nel tempo, cioè i pattern di attivazione dei network attraverso i quali le diverse aree cerebrali scambiano informazioni e si coordinano.
“Studiando 19 pazienti ipertesi, confrontandoli con 18 soggetti non affetti da questa condizione – spiega Lorenzo Carnevale, primo firmatario del lavoro scientifico – abbiamo potuto vedere una serie di alterazioni in alcuni network cerebrali, in particolare quelli che rispondono agli stimoli visivi, decidono la risposta a questi stimoli e quindi la eseguono. Funzioni che richiedono una stretta sincronizzazione, che negli ipertesi appare disturbata”.