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Roberto Papaverone: “Io, la pseudovendita del Latina, l’incontro con Giuliano e la Ferrari Gialla”

Il nostro Direttore prosegue il racconto della sua esperienza alla presidenza del Latina Calcio. Roberto Papaverone stavolta si sofferma sulla mancata vendita della società ad un acquirente a dir poco particolare…

Fare il presidente di una squadra di calcio è un lavoraccio e io non ne potevo più. Tra il 1991 e il 1996 ho speso una fortuna per mandare avanti il Latina Calcio. Miliardi veri, tra ingaggi, acquisti e gestione, una roba folle!

Volevo vendere, ormai mi ero deciso. Un giorno nel mio ufficio si presenta un tizio in giacca e cravatta: “Presidente, c’è un finanziere di Roma, uno importante, che vorrebbe rilevare il Latina Calcio”. Mi si strabuzzano gli occhi: “Un finanziere? E chi è?” gli rispondo. “E’ uno di Roma Roberto, un certo Sbarella”. Come già detto non vedevo l’ora, non volevo più ricoprire il ruolo di Presidente. Così con entusiasmo, iniziammo a costruire il post Papaverone, o meglio l’era Sbarella.

UNA CONFERENZA STAMPA PARTICOLARE

roberto papaverone presidente del Latina Calcio

Quando succedono cose di questo tipo, devi organizzare tutto in grande stile. Indiciamo una conferenza stampa, invitiamo media locali e regionali. Al tempo il Latina Calcio era in C2, ricordo che c’era un discreto seguito. All’intervista collegiale però di Sbarella non c’è nessuna traccia. Non si presenta e al suo posto arriva un certo Antonucci Giuliano.

Non lo conoscevo, ma la mia priorità era ben altra: “Ma chi è questo Roberto?” mi chiede un collaboratore. “Non ne ho idea, basta che paghi i debiti del Latina!” gli rispondo.

La conferenza va bene e in città l’entusiasmo non manca. Qualche ora dopo però mi chiama un giornalista: “Roberto, sai chi è Giuliano?”. “No, non lo so!” rispondo. “Appartiene ad ambienti ecco, non troppo sani. Ha un passato di rapine tra furgoni e banche e in un suo colpo alla Brink’s Securmark una volta ci è scappato addirittura il morto”. Rimango in silenzio. Sapevo che la notizia si sarebbe sparsa in città velocemente.

LA FERRARI GIALLA

I tifosi ovviamente non la prendono bene: “Stai vendendo la bandiera della città a questo! Vergogna”. Scoppia il putiferio. Proteste, striscioni, insulti. Ma io rispondo sempre allo stesso modo: “Ma che volete da me! Ho speso miliardi su miliardi per il Latina, è necessario un cambiamento, la società ha bisogno di nuovi fondi e nuove risorse!”.

Qualche giorno dopo Giuliano mi telefona: “Roberto, andiamo a vedere insieme il Latina questa domenica, gioca vicino Roma, voglio conoscere la squadra e dargli un premio partita”. Accetto e all’appuntamento, Giuliano si presenta con una Ferrari gialla. Ci dirigiamo verso Roma e ci fermiamo a un bar dell’Eur molto famoso. Io che come al solito non vado per il sottile gli dico: “Guarda, a me che tu compri il Latina non mi importa, l’importante è che mi dai garanzie e migliori le condizioni della società”. “Io i soldi te li do, ma solo contanti” mi risponde Giuliano. “E come volevi darmeli? In cambiali?” rispondo “No, in contanti, solo in contanti veri te li do”.

IL FINALE

Quello non fu l’unico incontro con Giuliano, ci vedemmo varie volte anche in compagnia dell’Amministratore Delegato del Latina e con il nostro commercialista. Erano tutti d’accordo con me, dovevo vendere il Latina. E ti credo!

Come andò a finire? L’operazione era praticamente conclusa ma il Questore di Latina bloccò tutto. Mi incontrai con il Prefetto e il Sindaco che mi chiesero informazioni sulla dinamica di questa pseudovendita: “Papaverone, non può fare questa operazione, non può fare una cosa del genere alla città”. Mi dissero. “Sì d’accordo, ma i soldi per il Latina chi ce li mette?”. “Dovrai metterli tu – mi rispose il Prefetto – e ti anticipo che nessuno ti ringrazierà per lo sforzo che farai per salvare il Latina Calcio”.

Che dire? Per amore della squadra e della città lo feci. Tornai in sella e le polemiche si spensero. Continuai quindi a sobbarcarmi l’onere di questa attività. Chissà cosa sarebbe successo se fosse andato tutto in porto…

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