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Rinasce, in Santa Croce, l’Orto di san Francesco

Al via il progetto Il Seme del Bene Comune: 

dall’Orto ai Cammini di san Francesco per ritrovare l’armonia della vita

  • Un accordo tra Opera di Santa Croce, Comunità dei Frati Minori Conventuali e Aboca, in collaborazione con Fondazione Progetto Valtiberina.
  • Il 18 maggio, via al Festival dei Cammini che partirà da Santa Croce: si parla del “Dono del creato” con Padre Giancarlo Corsini e Telmo Pievani.

Firenze, 13 maggio 2024 – In Santa Croce rinasce l’Orto di San Francesco come luogo simbolo, antico e attualissimo, del rispetto del pianeta, di tutela della biodiversità e di un nuovo rapporto tra uomo e ambiente. L’Orto di Santa Croce è insieme uno spazio coltivato e un percorso spirituale e culturale che, utilizzando fonti originali, si collega alla vita del Santo e al suo speciale rapporto con la natura.

Il progetto Il Seme del Bene Comunein cui si inserisce la creazione dell’Orto insieme alla valorizzazione integrata dei cammini francescani che partono dalla basilica – nasce da un accordo pluriennale tra l’Opera di Santa Croce, la Comunità dei Frati Minori Conventuali e Aboca, insieme a Fondazione Progetto Valtiberina.  

Il progetto è stato presentato questa mattina. Dopo i saluti della presidente dell’Opera di Santa Croce Cristina Acidini e del rettore della basilica padre Giancarlo Corsini, sono intervenuti il segretario generale dell’Opera Stefano Filipponi, l’amministratore delegato di Aboca Massimo Mercati, il direttore di Toscana Promozione Turistica Francesco Tapinassi e il presidente della Fondazione Progetto Valtiberina David Gori. La vicesindaca Alessia Bettini ha inviato un messaggio.

“È un progetto che nasce dalla collaborazione tra realtà diverse, accomunate dalla scelta di dare valore al bene comune, sviluppando un’accoglienza turistica sostenibile, che mette al centro la persona e offre ai visitatori un’opportunità di crescita personale oltre che culturale”, ha evidenziato Cristina Acidini.

“Questa iniziativa è il primo passo concreto di una collaborazione più ampia che valorizza ulteriormente l’identità di Santa Croce, con i suoi significati spirituali, storici e artistici, cogliendo, in un contesto di turismo sostenibile, il duplice obiettivo di creare un nuovo, insolito, itinerario per i visitatori e arricchire l’esperienza del luogo per chi intraprende la Via di Francesco”, ha sottolineato Stefano Filipponi.

L’orto, che è stato realizzato nell’area che si trova dietro l’abside della basilica, nasce da una ricerca approfondita sulle fonti: sono state recuperate preziose informazioni sugli orti medievali nell’iconografia antica (dalla pianta dell’orto del monastero di San Gallo in Svizzera ai codici miniati del XIV e XV secolo) ma anche da testi come dall’Hortulus di Valafrido Strabone abate di Reichenau del IX secolo.

“L’Orto di Francesco è uno spazio di bellezza e spiritualità, ispirato al modello e ai valori del Santo. Situato nel punto di partenza dei Cammini francescani, vuole essere un invito a riscoprire l’equilibrio con la natura, per una nuova consapevolezza delle relazioni profonde tra gli esseri umani e l’ambiente che possa aiutarci a vivere meglio e in salute il cammino di ogni giorno”, ha messo in evidenza padre Giancarlo Corsini.

Sono i riferimenti al Cantico delle creature e alle Fonti francescane, dove vengono narrate alcune esperienze del Santo, ad accompagnare i visitatori nell’Orto. Oltre 200 specie coltivate affiancano un’area dove la natura e la biodiversità fioriscono libere.  Ci sono canapa, ortica e lino che venivano utilizzati per gli abiti dei frati; il prato fiorito, simbolo per Francesco della bellezza del creato; cavoli, senape, prezzemolo e il roseto che rimandano ad alcuni episodi specifici della vita di Francesco.

“Per Aboca è un onore poter collaborare con la comunità dei frati e l’Opera di Santa Croce per realizzare questo progetto che attraverso la metafora dell’Orto di Francesco ci ricorda l’importanza di coniugare le attività degli esseri umani con il rispetto per la biodiversità e ci aiuta a riflettere sul nostro ruolo di custodi e non dominatori della natura di cui facciamo parte,” ha dichiarato Massimo Mercati.

L’Orto è una chiara metafora di come Francesco d’Assisi leggeva il rapporto tra l’Uomo e la Natura: voleva che fornisse vegetali per l’alimentazione ed erbe aromatiche e medicinali per la cura della comunità e che una parte fosse lasciata incolta, affinché la natura potesse fare il suo dono, libera di crescere, di fiorire e di scegliere. La zona incolta rappresentava un segno di fiducia nel dono del creato, dimostrando la volontà di dipendere dalla generosità di Dio piuttosto che dalla propria capacità di controllare e manipolare la terra.

Un pensiero antico, quello di San Francesco, che risuona come inno attuale alla biodiversità, un forte richiamo a limitare l’impatto dell’uomo sul mondo. In Santa Croce, punto di partenza dei Cammini francescani, dunque un invito a ricercare l’equilibrio con l’ambiente e con gli uomini

“L’agenzia Toscana Promozione Turistica conferma una grande attenzione alla promozione del turismo lento e sostenibile. In questo quadro il cammino di San Francesco, figura modernissima con il suo messaggio di massima attenzione all’ambiente è assolutamente centrale – ha messo in evidenza Francesco Tapinassi – Abbiamo, da sempre, sostenuto l’Opera di Santa Croce nelle pregevoli iniziative che ha messo in campo così come tutte le amministrazioni poste lungo il Cammino, al fine di confermare la storica vocazione della Toscana a individuare modelli vincenti di equilibrio tra l’uomo e ciò che lo circonda, cercando di costruire  armonia nel paesaggio, che diventa così elemento identitario della stessa regione nella percezione dei nostri ospiti”.

San Francesco, pellegrino, intraprese lunghi viaggi per incontrare le persone e per diffondere il suo messaggio di pace, amore e comunione con la natura. “Il suo “cammino” anche oggi ci offre la possibilità di attraversare alcuni dei luoghi più belli del centro Italia: da Firenze a La Verna, attraverso Vallombrosa o il passo della Consuma, in direzione di Arezzo e Cortona per riprendere la strada verso Assisi.  È in questo contesto che nasce il Festival dei Cammini di Francesco 2024 che avrà come tema il dono, ricorrendo gli 800 anni dal dono delle stimmate. Il Festival, organizzato a cura della Fondazione Progetto Valtiberina, quest’anno prenderà il via da Firenze, con un appuntamento eccezionale, per farci riflettere sulla responsabilità che abbiamo come genere umano in questa epoca di grandi trasformazioni”, ha ricordato David Gori.

Nel messaggio inviato, la vicesindaca Alessia Bettini afferma “Un’iniziativa che prosegue nella direzione già intrapresa dall’Opera di Santa Croce con l’obiettivo non solo di valorizzare un patrimonio materiale e immateriale inestimabile, ma anche di riscoprire gli aspetti ambientali legati ai valori francescani di armonia con la natura. Un modo anche per ripensare l’offerta culturale proposta ai visitatori, spostando sempre più l’interesse su un turismo esperienziale attento a una dimensione lenta e consapevole, a partire dalla promozione dei Cammini di Francesco. Una visione che si sposa al meglio con l’impegno portato avanti dal Comune di Firenze per una diversa gestione dei flussi turistici”.

L’evento inaugurale del Festival è previsto per sabato 18 maggio, alle ore 11, presso il Cenacolo del complesso monumentale di Santa Croce.  Si parlerà del “dono del creato” con Telmo Pievani, padre Giancarlo Corsini e Giovanna Zucconi.

 

L’Orto di San Francesco potrà essere visitato gratuitamente con il seguente orario: lunedì – sabato dalle 9.30 alle 17.30, domenica e feste di precetto dalle 12.30 alle 17.45, con ingresso da Via di San Giuseppe.

 

Info su https://www.santacroceopera.it/il-seme-del-bene-comune/

Il Seme del Bene Comune
Dall’Orto ai Cammini di san Francesco per ritrovare l’armonia della vita

Il progetto presenta uno spazio coltivato come percorso spirituale e culturale all’interno del complesso monumentale di Santa Croce, un percorso che, in particolare, offre una visione del rapporto tra san Francesco e la natura, a partire da Cantico delle Creature, unito alla rievocazione degli orti in età medievale e di quali fossero gli ortaggi e le piante medicinali più coltivate in quelle epoche. Si è partiti dallo studio del vasto corpus delle Fonti Francescane, che raccolgono tutti i principali testi inerenti le origini del movimento francescano, per capire quali fossero gli elementi caratterizzanti l’orto di Francesco, come ad esempio la scelta di dedicare spazio sia ai vegetali da mangiare sia a quelli per curare, di lasciare una parte dell’orto incolta per dare libera crescita alle piante secondo la loro natura e per grazia e lode di Dio, come anche la scelta di non porre confini netti allo spazio, come rinuncia della proprietà privata e per l’accoglienza delle cosiddette “erbacce” che nel pensiero del Santo d’Assisi godono di pari dignità di quelle coltivate.

Per capire quali erano le caratteristiche degli orti in età medievale si è fatto riferimento al testo di Valafrido Strabone, monaco di Reichenau del IX secolo, Hortulus o Liber de cultura hortorum, una guida puntuale da cui si ricavano indicazioni su come organizzare gli spazi coltivati: ortaggi e fiori vanno disposti in aiuole quadrate o rettangolari, sopraelevate rispetto al livello del terreno, in forma di cassette di legno disposte a scacchiera.

Per la scelta delle specie di vegetali da coltivare nell’orto si è fatto riferimento alla letteratura medievale precedente di tipo agrologico e alimurgico (legata cioè alla pratica di nutrirsi di prodotti selvatici edibili), a partire dallo stesso testo di Strabone, per passare al Capitulare de villis, emanato da Carlo Magno alla fine dell’VIII secolo per regolare le attività rurali e le coltivazioni imposte nelle ville dell’Impero, con circa 70 specie di piante, per poi confrontare le specie citate con l’elenco di piante che compaiono nei testi di Ildegarda di Bingen o quelli della Schola Salernitana.

Per l’arredo botanico si sono scelti poi alberi e piante che facevano parte della vita del Santo e che sono desunte dalla lettura delle Fonti Francescane, come il prezzemolo richiesto dal Santo ai confratelli per attenuare i dolori allo stomaco, oppure piante più maestose che spesso sono legate ad eventi miracolosi e aneddoti della vita di Francesco.

Importante è stato anche l’apporto dell’iconografia antica degli orti che ricalca fedelmente le indicazioni largamente diffuse ed accettate di Strabone. Da quella più antica come la pianta dell’orto del monastero di San Gallo in Svizzera del IX secolo, con le sue aiuole rettangolari, a raffigurazioni anche più tarde tratte da codici miniati del XIV e XV secolo che sono state alla base dei rifacimenti degli orti monastici di molte abbazie europee, come gli orti famosi del priorato di Notre Dame d’Orsan.

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