All’interno della storica dimora di proprietà del Cantone Ticino trovano ora spazio gli uffici, le sale espositive, un atelier creativo, un laboratorio di restauro, una biblioteca, distribuiti su tre piani.
A seguito di tre anni di lavori, la dimora espositiva a Palazzo Reali del Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) ha aperto nuovamente al pubblico. I lavori di ricostruzione di Palazzo Reali, condotti dall’Amministrazione cantonale sotto la regia dell’architetto Piero Conconi, hanno interessato gli spazi amministrativi, gli impianti d’apparato di luci e di condizionamento dell’aria e la grande vetrata a pianoterra. Quest’ultima assieme alle inaugurazioni su Via Canova, anteriormente oscurata, coopera proprio oggi a illuminare le sale, ponendo in dialogo l’interno dell’edificio con lo spazio comunale circostante”. È quanto si legge su “La Rivista”, mensile diretto a Zurigo da Giangi Cretti.
“Dopo un trentennio di attività – spiega il direttore del MASI Tobia Bezzola – l’adeguamento degli spazi espositivi e la riorganizzazione di quelli amministrativi di Palazzo Reali erano necessari per permettere al Museo, oggi tra i più visitati della Svizzera, di continuare a garantire la sua missione istituzionale di conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e di proseguire con una programmazione espositiva di alto livello”.
Adiacente agli spazi moderni presso il centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura, gli ambienti di Palazzo Reali saranno consacrati alla collezione permanente e a progetti legati ad artisti nativi e di respiro cosmopolita, che preferiscono gli ambienti raccolti di una residenza storica. Le due sedi permetteranno al MASI di offrire una presentazione culturale continua e variegata e di pervenire ad un pubblico sempre più ampio.
L’allestimento della collezione permanente, curato da Cristina Sonderegger, si sviluppa sui tre piani espositivi, confermando la storia del MASI attraverso documenti audiovisivi provenienti dagli archivi della Radiotelevisione svizzera e esibendo una selezione di opere indicative della raccolta, riunite per autore, per nuclei tematici, periodi storici e correnti artistiche.
La pittura di ritratto nell’Ottocento, il Simbolismo, il Ritorno all’ordine degli anni Venti, la fotografia degli anni Trenta, l’Espressionismo, sono solo alcuni degli approfondimenti che, sala dopo sala, scandiscono il percorso espositivo.
L’allestimento porta alla luce l’intervento a parete di Niele Toroni, Impronte di pennello n. 50 ripetute a intervalli regolari, realizzato per l’apertura al pubblico del Museo Cantonale d’Arte nel 1987 e restaurato per l’occasione, e ospita straordinariamente il monumentale Spartaco di Vincenzo Vela, accanto al grande dipinto Golena del giovane artista ticinese Marco Scorti e una Deposizione lignea risalente al XIV–XV secolo.