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Pubblicità e gioco d’azzardo: se a infrangere le regole sono i social media

Il Decreto Dignità del 2018 ha introdotto il divieto di pubblicità al gioco d’azzardo. Più precisamente, il divieto nato in seno alle “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, con lo scopo di garantire più efficacemente il contrasto del disturbo da gioco d’azzardo, riguarda “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro nonché al gioco d’azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e i canali informatici, digitali e telematici, compresi i social media”.

Ad essere soggetti a questo divieto di pubblicità sono “il committente, il proprietario del mezzo o del sito di diffusione o di destinazione e l’organizzatore della manifestazione, evento o attività”.

Negli anni successivi al Decreto Dignità sono tante le aziende che hanno violato il divieto di pubblicità e, fra queste, spuntano anche Google e X (Twitter) e, nell’ultimo anno, anche Twitch e (per ben due volte) Meta.

Divieto di pubblicità al gioco d’azzardo: Google e Twitter lo infrangono

I due colossi dell’informazione, della comunicazione e della pubblicità come Google e X sono stati multati dall’AGCOM con l’accusa di aver diffuso pubblicità vietata sul gioco d’azzardo, contravvenendo ai limiti imposti dal Decreto Dignità. La sanzione per X ammonta a 1.350.000€, mentre quella per Google è stata ridotta da 100.000 a 50.000€.

Gli errori vengono commessi anche dai social media che, per via dell’importanza del loro ruolo e della portata della loro diffusione, non se la cavano con poco.

Gli enti certificatori si trovano ad esaminare quotidianamente violazioni alle norme sul divieto di pubblicità al gioco, motivo per cui ritiene che sia fondamentale che alle società sportive venga imposto un freno che gli impedisca di associarsi con aziende legate al gioco attraverso sponsorizzazioni milionarie.

Alla luce di tutto questo, il Codacons ha accolto di buon grado le sanzioni dell’Agcom alla società Twitter International Unlimited Company (proprietaria della piattaforma di condivisione di video X) e a Google Ireland Limited. La violazione del divieto di pubblicità a giochi e scommesse del gioco d’azzardo deve essere sempre punita, proprio perché questo genere di pubblicità è sempre vietato.

Pubblicità dei giochi: multa di 50 mila euro a Google

La violazione del decreto dignità è costata a Google, alle battute finali, soltanto 50 mila euro di multa a fronte dei 100 mila assegnati in prima istanza. A stabilirlo è stato il Consiglio di Stato, che ha in parte accolto l’appello di Agcom e che ha annullato il ricorso del Tar del Lazio, in seguito al quale la sanzione di 100.000€ era stata annullata.

Ciò a cui si appellava il Tar era la presenza di un link che Google aveva indicato come annuncio sponsorizzato, e che compariva agli utenti se digitavano le parole chiave “Casino Online”. Questo link rimandava a un sito di casino come quelli presenti su https://20betcasino.net/, dentro al quale si trovava “una lista di link ad ulteriori siti web che, in alcuni casi, consentivano di giocare a pagamento online”, come riportato nella sentenza finale.

Il CdS ha, dunque, ritenuto Google colpevole della pubblicazione di un annuncio di casinò online perché “tale servizio pubblicitario non vede Google quale mero hosting provider passivo, dal momento che la società svolge, mediante una gestione imprenditoriale, un servizio di indicizzazione e promozione di contenuti di terze parti non rimanendo, pertanto, neutrale rispetto a detti contenuti ma promuovendoli sul mercato e avendo al riguardo un proprio interesse economico alla buona riuscita di tale promozione. Google, nei sensi anzidetti, realizza quindi un controllo delle informazioni pubblicate e consente ai suoi clienti di ottimizzare la loro vendita online”.

Pubblicità dei giochi: multa di 1,35 milioni di euro a X

Twitter ha presentato un ricorso contro l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) chiedendo l’annullamento della sanzione di 1,35 milioni di euro. Ma il Tar Lazio ha confermato la violazione del divieto di pubblicità al gioco previsto dal Decreto Dignità ad opera di Twitter, ritenendo che “gli intermediari di dimensioni mondiali [come Twitter] che pubblicano giornalmente un massivo quantitativo di annunci pubblicitari sono tenuti a dotarsi di adeguati sistemi organizzativi, anche di tipo automatizzato e con ricorso a strumenti di intelligenza artificiale per impedire agli inserzionisti di pubblicare annunci pubblicitari in violazione dell’art. 9 del decreto Dignità”.

La cifra è così alta perché sono stati inflitti 150.000€ di multa ad ognuno dei 9 profili ritenuti colpevoli di aver violato la normativa vigente e aver promosso siti di casinò online.

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