È stato bloccato prima che potesse salire a bordo del suo furgone
Nella giornata di ieri, i Nocs e la Dda di Cagliari hanno bloccato e fermato a Macomer, un 38enne islamico affiliato dell’Isis che avrebbe avuto intenzione di mettere a segno un attentato in Sardegna, probabilmente avvelenando con un topicida una condotta idrica.
La misura cautelare d’urgenza è stata chiesta dai sostituti procuratori Danilo Tronci e Guido Pani, autorizzata in poche ore dal Gip Lucia Muscas proprio per l’alto rischio del progetto criminale.
Le indagini, che hanno portato all’arresto di Amin Alhaj Ahmad, hanno anche evidenziato di come il 38enne avesse supportato un suo cugino in Libano negli esperimenti condotti su animali, esperimenti effettuati per testare l’efficacia dei veleni da utilizzare poi negli attentati pianificati. Uno di questi prevedeva l’avvelenamento con la ricina di una cisterna d’acqua da cui si riforniva una caserma dell’esercito libanese.
Dalle analisi dello smartphone dell’arrestato, sono emerse ricerche sull’ ‘aflatossina B1’ e il ‘metomil’; la prima è una sostanza cancerogena che potrebbe provocare emorragie renali o carcinomi al fegato. L’uomo aveva effettuato anche ricerche su siti legali per l’acquisto di pesticidi a base metomilica, consentito esclusivamente al personale qualificato munito di apposito patentino e usato per uccidere i parassiti, nonché ricerche su siti di propaganda jihadista.
L’arresto è scattato perché secondo gli investigatori il 38enne, dopo aver prelevato 5.700 euro dal suo conto ed essersi messo alla ricerca del suo passaporto, era pronto ad entrare in azione. Le Forze dell’Ordine e la Polizia Municipale hanno pertanto bloccato gli accessi tra corso Umberto e via Roma a Macomer, di fronte alla Banca Intesa, dove era parcheggiato il furgone bianco del presunto terrorista, prima che lo stesso salisse a bordo.
Sono stati momenti di apprensione tra i passanti, i clienti e i dipendenti della banca che hanno chiuso l’ingresso all’istituto di credito, soprattutto dopo che in città si era diffusa la voce che si potesse trattare di una rapina.
Le indagini dell’Antiterrorismo proseguono anche per verificare se l’attentato pianificato dal 38enne a Macomer potesse essere diretto alla sede del Comando della Brigata Meccanizzata “Sassari” di stanza nella stessa cittadina sarda. Una circostanza che finora però non è emersa.
Amin Alhaj Ahmad viveva da alcuni anni in un appartamento nella palazzina al civico 42 di via Londra, nel quartiere di Scalabra, assieme a sua moglie (originaria del Marocco) e ai suoi quattro figli (tutti vanno a scuola regolarmente nel paese).
Conosciuto come una persona mite e tranquilla, nessuno avrebbe mai sospettato che potesse avere intenzioni a base terroristiche.