“I numeri ci raccontato lo stato della nostra sanità. In particolare – ha spiegato Acquaroli – abbiamo sviluppato un percorso pianificato sui fabbisogni reali della popolazione, attraverso l’analisi e lo studio delle caratteristiche della domanda di assistenza in modo da scoprire punti forti e punti deboli. Le indicazioni che emergono sono precise, le cure di prossimità vanno ad incidere meno dell’ospedalizzazione, e di fronte a poche risorse e all’invecchiamento della popolazione che ha bisogno di assistenza, vanno ponderate con i numeri le scelte più efficaci ed efficienti riportando i servizi sui territori come intendiamo fare con la riorganizzazione delle aziende sanitarie. Allo stesso tempo vanno analizzati i dati della mobilità attiva e passiva valutandone cause e conseguenze e l’incidenza dei privati. La scelta di un modello decisionale basato sui bisogni della popolazione, e non sulla spesa storica dei servizi, ci dà la possibilità di orientare meglio le risorse verso le prestazioni più utili ai cittadini e di evitare sprechi. Potremo fare scelte a ragion veduta al di là dei campanilismi”.
“I dati a consuntivo sulle performance sono sicuramente importanti – ha detto il Rettore – ma non ci dicono cosa fare. Come Università ci siamo focalizzati su un’analisi di contesto in chiave prospettica e multidisciplinare che tenga conto degli aspetti evolutivi, economici, demografici, delle nuove tecnologie e del capitale umano che è determinante per realizzare le cose. Su questo aspetto ci siamo particolarmente concentrati con l’incremento delle borse di studio (110) e i corsi di formazione (42), con i corsi di laurea magistrali a ciclo unico che sono passati dai 212 del 2020 ai 355 del 2022/2023 dei corsi triennali per le professioni sanitarie che da 535 sono diventati 750”.
“I numeri spazzano via le opinioni e sono oggettivi – ha sottolineato Saltamartini – e a quelli dobbiamo rispondere i termini di scelte. Grazie a questo studio ora abbiamo la possibilità di impegnare le risorse in modo più coerente per garantire i servizi più appropriati. Si tratta di un dovere etico oltre che politico. L’obiettivo è arrivare ad un modello con una corretta offerta Comune per Comune”.
La programmazione basata sui bisogni è partita dalla conoscenza dettagliata del territorio, della sua complessità e variabilità da un punto di vista demografico e socioeconomico. I fattori rilevati come modificanti la domanda di salute, sono innanzitutto in una prima fase di tipo demografico: il numero di anziani (con distribuzione territoriale e con analisi temporali), il numero di anziani che vivono soli o con coniuge non autosufficiente, il numero di anziani non autosufficienti, il numero di anziani non autosufficienti (con patologie degenerative: demenze), la tipologia di struttura della rete familiare e i contesti di assistenza territoriale (formali e informali). Attraverso lo studio del fabbisogno espresso e latente e attraverso lo studio delle dinamiche demografiche è stato possibile calcolare il fabbisogno di assistenza ospedaliera e ambulatoriale, stimando la domanda di assistenza per patologie croniche (valutate con i percorsi di PDTA), al fine di raggiungere i livelli di fabbisogno predefiniti e supportare la Regione nella pianificazione dell’offerta territoriale. L’analisi offre chiare indicazioni per la riorganizzazione della rete dell’assistenza territoriale in funzione della stima del bisogno di salute nei prossimi 10 anni.
I dati (vedi slides)
ANDAMENTO DEMOGRAFICO
Tra cinque anni la popolazione marchigiana tra i 65-84 anni conterà 16mila individui in più e 5mila quella over 85. Nell’insieme queste due fasce di età conteranno circa 4mila persone con due o più malattie croniche. A causa del trend negativo delle nascite e dei cittadini stranieri in diminuzione (-4% annuo) nelle Marche ci saranno 29 mila persone in meno (-1,9%). A metà del secolo si avranno 189 mila persone residenti in meno rispetto al 2020 con sempre maggiore incidenza della popolazione anziana sul numero totale.
MOBILITA’ PASSIVA
Ammonta in totale a 114.028.858 euro il valore medio annuo della mobilità passiva tra il 2017 e il 2021:. Nel dettaglio, il valore medio annuo per ciascuna area vasta è così ripartito.
Area Vasta 1 39.744.193 € (34,87%)
Area Vasta 2 25.525.923 € (22,39%)
Area Vasta 3 20.252.093 € (17,77%)
Area Vasta 4 12.507.946 € (10,97%)
Area Vasta 5 15.959.675 € (14,00%)
(Stranieri 48.785 €)
In media si parla di 30mila ricoveri l’anno fuori regione. Di questi il 50% si rivolgono all’Emilia Romagna specie dall’Area Vasta 1 e il 13% alla Lombardia. Seguono Umbria e Lazio con il 9% e l’Abruzzo con il 4%. Le specialità che causano i flussi più consistenti sono quella ortopedica (25%) e di cardiologia interventistica (7%).