In mattinata, la premier Jacinda Ardern ha incontrato gli studenti della scuola superiore Cashmereche hanno perso nella strage alcuni loro compagni. La stessa premier ha poi ribadito il cambiamento di rotta sulla legislazione relativa alle armi, affermando che la Nuova Zelanda è stata un “esempio di cosa non fare” per quanto riguarda il controllo lassista delle armi e queste lacune saranno affrontate. Ardern ha inoltre spiegato che saranno necessarie revisioni dei servizi di sicurezza e che gli stessi servizi ne hanno fatto richiesta. La premier parla di dolore e rabbia, di un controllo sempre vigile sui gruppi estremisti ma, allo stesso tempo, di una mancata percezione del pericolo costituito da Tarrant per la quale non si da pace.
Nel frattempo, dalla Turchia torna a levarsi la voce di Recep Tayyip Erdogan, prodigo di minacce all’attentatore Brenton Tarrant al quale, ha affermato durante un comizio elettorale, “in un modo o nell’altro la faremo pagare”. Nel prosieguo del discorso, Erdogan è stato ancora più esplicito: “Tu hai ucciso ignobilmente cinquanta nostri fratelli. Pagherai per questo. Se la Nuova Zelanda non ti punirà,noi sappiamo come fartela pagare in un modo o nell’altro”. Due giorni fa, lo stesso Erdogan era finito nel mirino della critica australiana, a seguito di alcune frasi definite infelici dal premier Scott Morrison: “Gli australiani che sarebbero stati ostili all’Islam – aveva detto il presidente turco – avrebbero subito lo stesso destino dei soldati australiani uccisi dalle forze ottomane durante la Battaglia di Gallipoli durante la Prima Guerra Mondiale”. Frasi non passate inosservate, definite “scioccanti” e argomento di immediata discussione con l’ambasciatore di Ankara in Australia.