De Raho: “Se denunciano tutti, nessuno corre alcun rischio, se denunciassero tutti con un solo provvedimento di fermo potrebbero essere arrestati tutti i mafiosi”
FOGGIA – Otto brevissimi minuti per smantellare uno dei gruppi mafiosi più attivi nel foggiano. È questo il tempo con cui i carabinieri di Foggia e la squadra mobile della Polizia di Stato hanno arrestato 30 persone esponenti del clan mafioso “Società foggiana”. Il blitz è scattato questa mattina alle 4 e rappresenta l’atto conclusivo di un’operazione denominata “Decima azione”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha permesso agli inquirenti di ricostruire la struttura organizzativa e le dinamiche criminali della “Società foggiana”, l’associazione mafiosa del territorio.
A parlarne oggi alla stampa in procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho insieme ai procuratori di Bari e Foggia Giuseppe Volpe e Ludovico Vaccaro. «L’abbiamo chiamata così perché è la decima operazione che la Direzione distrettuale antimafia di Bari svolge insieme alla Procura Foggiana – ha detto Volpe – insieme alle numerose sentenze irrevocabili dico che e’ certificata una mafia che si chiama Società Foggiana, la vera quarta mafia in Italia, la vera mafia pugliese dato che la Sacra Corona unita salentina è fenomeno in esaurimento».
Per i 30 indagati le accuse sono pesanti: associazione di stampo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco e tentato omicidio
“Decima azione” rappresenta senza dubbio una delle più importanti operazioni antimafia messe in campo dalla Dda di Bari nel capoluogo e ha permesso di documentare anche la contrapposizione tra le due cosiddette “batterie” mafiose egemoni sul territorio (da una parte quella dei Sinesi-Francavilla e dall’altra quella dei Moretti-Pellegrino-Lanza) all’interno della “Società foggiana”. Nel corso delle indagini è stato possibile documentare come l’organizzazione mafiosa abbia continuato a mantenere la sua fisionomia strutturale, caratterizzata da una suddivisione in batterie e da una forte connotazione a base familiare ed a ridefinire al suo interno, in maniera violenta e spregiudicata, gli equilibri di potere tra le diverse batterie, con una ulteriore sanguinosa guerra di mafia. Inoltre è stato verificato come si siano sviluppati i processi di gestione centralizzata delle risorse economiche del sodalizio, soprattutto per garantire una regolare assistenza economica agli associati detenuti nonchè il consolidamento della sua capacità di controllo territoriale mediante l’intensificazione dell’attività estorsiva e lo sviluppo di altre forme di infiltrazione nel tessuto socio-economico.
Storie di criminalità
Come ogni guerra di mafia che “si rispetti”, anche all’interno della “Società foggiana” si è consumata una faida, iniziata 13 settembre 2015 quando viene ferito Mario Piscopia. Subito dopo questo grave fatto di sangue, il successivo 17 ottobre, avviene il tentato omicidio di Bruno Vito Lanza. Sono questi i 2 episodi che rappresentano la doppia offensiva lanciata alla famiglia “Moretti-Pellegrino-Lanza”, cui è susseguita nel tempo una lunga scia di omicidi e tentati omicidi. Le attività illecite che garantivano la sussistenza della società criminale spaziavano dalle estorsioni al traffico di sostanze stupefacenti, fino alle scommesse truccate con alterazione dei risultati delle corse dei cavalli. Tra i propositi criminali anche la preparazione dell’omicidio di un ispettore dei carabinieri.
La soddisfazione del procuratore nazionale antimafia
Soddisfatto dei risultati dell’operazione, il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho. «Con questa operazione – affera De Raho – la Dea di Bari mostra una capacità di proiezione di contrasto alle mafie, comprese quelle straniere come gli albanesi, davvero straordinaria». Il procuratore nazionale ha poi sottolineato che «la sinergia strettissima tra Dda, Procure di Bari e Foggia e questo livello di contatti quotidiani non avviene in tutti i Distretti». «Grande sinergia anche fra Carabinieri e Polizia di Stato – ha aggiunto – che è fondamentale. Questa è una vera associazione mafiosa, con vincoli familiari, rituali di affiliazione e gerarchie: picciotto, picciotto d’onore, sgarrista e cosi’ via. Hanno una cassa comune e rapporti di affari con altre mafie. Pochi e coraggiosi gli imprenditori che hanno denunciato e sono sotto la protezione dello Stato.Oggi abbiamo fatto un passo in avanti e c’è stato ripetutamente l’invito alla società di denunciare. Se denunciano tutti, nessuno corre alcun rischio, se denunciassero tutti con un solo provvedimento di fermo potrebbero essere arrestati tutti i mafiosi. Questo ci auguriamo».