Italiano perde la vita in un cantiere a Malta. Il tema delle morti bianche resta attuale, ma la sicurezza deve essere una priorità.
La notizia dell’ennesimo caduto sul lavoro riporta l’attenzione sul tema delle morti bianche. La vicenda è quella di un operaio di 40 anni emigrato a St Julian’s, a Malta, dove lavorava in un cantiere. Lunedì 25 marzo è caduto da un’altezza di tre piani ed è stato dichiarato morto sul posto dai soccorritori, giunti immediatamente sul posto con un’ambulanza. Ma al loro arrivo non c’era più nessuno da soccorrere. L’inchiesta è stata affidata al magistrato Rachel Montebello, che farà luce sulla vicenda. Un simile fatto di cronaca qualche mese fa aveva rinfocolato il dibattito sugli infortuni sul lavoro e sulle morti bianche, quelle che avvengono sul luogo di lavoro.
Lo scorso maggio, inoltre, l’incidente alle Acciaierie Venete di Padova aveva avuto lo stesso effetto, suscitando anche il commento della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Gli incidenti e le morti bianche sono ormai in costante aumento nel nostro Paese e si deve parlare di vera e propria emergenza”, aveva dichiarato Casellati poche ore dopo l’accaduto. Nel medesimo comunicato stampa del Senato, la Presidente sancisce che “non è concepibile che il posto di lavoro diventi un luogo in cui si rischia la vita”. “La sicurezza e la vita dei lavoratori – continua il comunicato – devono essere una priorità”. Il diritto al lavoro, tutelato dalla nostra Costituzione all’Articolo 4, passa anche per la sicurezza nell’esercizio delle mansioni.
Sicurezza sul lavoro significa prevenzione, e il miglior modo per prevenire è avere ben chiaro il quadro statistico del fenomeno.
Evitare gravi incidenti sul lavoro, anche mortali, significa ridurre le circostanze di pericolo per i lavoratori. Per farlo bisogna studiare efficaci misure di prevenzione, che richiedono uno studio accurato di analisi statistiche che restituiscano un quadro chiaro e completo di tutte i possibili fattori di rischio. Vega Engineering, società di consulenza e di progettazione ingegneristica con sede a Mestre (Venezia), ha istituito già nel 2009 un proprio “Osservatorio Sicurezza sul Lavoro”, a disposizione della comunità e di tutti gli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro. Questo istituto statistico “raccoglie tutte le informazioni disponibili relative agli infortuni mortali sul lavoro provenienti da diverse fonti, tra cui mass-media, comunicazioni di enti istituzionali o di associazioni del settore”. I dati, poi, vengono analizzati e rielaborati da Vega Engineering per “effettuare propri studi tesi ad individuare le misure di sicurezza più idonee per prevenire le morti bianche”.
Secondo i dati INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) più recenti, aggiornati al 31 gennaio 2019 e rielaborati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, nel 2019 le denunce d’infortunio con esito mortale in Italia sono in calo rispetto allo scorso anno. Nel gennaio del 2018 si registravano 46 denunce di morti sul lavoro, nello stesso mese del 2019 solo 31. Una riduzione di oltre il 32%. Il calo arriva a più del 38%, da 21 a 13, se si considerano le morti bianche in itinere. In totale, una diminuzione del 34,4%, da 67 nel gennaio 2018 a 44 nello stesso periodo del 2019. Un’analisi dei dati su base regionale porta la Lombardia in cima alla classifica per morti bianche, con il 19,4% di incidenti registrati in territorio lombardo, 6 in totale. Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Valle d’Aosta sono a quota zero casi di morti sul lavoro. Oltre la metà delle morti bianche, escluse quelle in itinere, è avvenuta in settori non determinati. Rispetto ai 31 totali del gennaio 2019, 4 sono avvenute nel settore trasporto e magazzinaggio, 3 nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, due in attività manifatturiere e costruzioni. Un caso registrato nelle attività di alloggio e ristorazione, nella fornitura di acqua e nei servizi di informazione e comunicazione.
La strategia europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro 2014-2020
Dei 500 milioni dei cittadini dell’Unione Europea, oltre 217 milioni sono lavoratori. La Commissione europea ha adottato un Quadro Strategico sulla Salute e la Sicurezza sul Lavoro, per il periodo 2014-2020 (Strategic Framework on Health and Safety at Work 2014-2020). La strategia della Commissione delinea gli obiettivi da raggiungere a livello comunitario sul tema della sicurezza sul luogo di lavoro. “La prevenzione del rischio e la promozione di condizioni più sicure e più salutari sul posto di lavoro sono fondamentali non solo per migliorare la qualità del lavoro e le condizioni di lavoro, ma anche per promuovere competitività. Mantenere sani i lavoratori ha un impatto positivo diretto e misurabile produttività e contribuisce a migliorare la sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale”, recita il testo del Quadro Strategico 2014-2020 redatto dalla Commissione. L’obiettivo della strategia è dunque quello di “impedire ai lavoratori di subire gravi incidenti o malattie professionali e promuovere la salute dei lavoratori durante tutta la loro vita lavorativa, dal primo lavoro in poi”.
La Commissione europea ricorda che, in Europa, “ogni anno muoiono più di 4000 lavoratori a causa di incidenti sul lavoro e più di tre milioni di lavoratori sono vittime di un grave incidente sul lavoro che porta a un’assenza da lavoro di più di tre giorni”. Le istituzioni europee, in collaborazione con gli Stati Membri e organismi specializzati, si impegnano ad affrontare le sfide relative alla Sicurezza e la Salute sul Lavoro (SSL). Tra gli obiettivi individuati dalla Commissione figura anche quello di migliorare la raccolta dei dati statistici, investendo su una comunicazione più chiara e diretta. “Il successo di qualsiasi politica in materia di SSL dipende in larga misura dall’efficacia dei canali di comunicazione e degli strumenti utilizzati per raggiungere i vari attori interessati, dai responsabili politici ai lavoratori stessi. Media come internet, applicazioni online e social network offrono una gamma di possibili strumenti da esplorare ulteriormente che potrebbero essere più efficaci degli approcci convenzionali per raggiungere i lavoratori più giovani”. La prevenzione degli infortuni, anche mortali, sul lavoro deve perciò passare per una corretta informazione. Solo avendo ben presente i fattori fondamentali nella valutazione delle politiche necessarie a diminuire i rischi, i governi nazionali potranno ridurre le statistiche relative alle morti bianche.
Di A.C.