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Leonardo lotta per la vita. I genitori: non staccate quelle macchine, «Pregare è ancora necessario, perché servi qui nel mondo terreno»

 

I genitori di Leonardo Ceccarelli chiedono di continuare il trattamento terapeutico e di non staccare i macchinari. Il ragazzo si è sentito male lunedì in palestra ,

Non vogliono che venga interrotto il trattamento terapeutico e, quindi, staccati i macchinari che tengono in vita il loro figlio. Sono a Roma, nel policlinico Tor Vergata, da quando il loro Leo è stato trasferito con l’eliambulanza, per una emorragia cerebrale.

Con loro ci sono anche gli amici di Leonardo Ceccarelli, ventiquattro anni il prossimo 25 aprile. Pregano, sperano, cercano in qualche modo di far arrivare al loro amico tutta la forza e il coraggio.

«Pregare è ancora necessario, perché servi qui nel mondo terreno», «sei e sarai sempre una grande persona, le parole non bastano per descrivere la tua immensità», «la speranza vive nel cuore di chi crede Leo stiamo tutti qui con te, i tuoi amici ti sono tutti vicino, tira fuori la grinta e combatti». Questi alcuni post che, dalla tarda serata di lunedì, dopo che la notizia del malore in palestra di Leonardo, si è diffusa, sono stati pubblicati sulla sua pagina Facebook.

I fatti
Il frusinate si è sentito male, intorno alle 20, mentre si allenava nella sala pesi, in un centro fitness nella parte bassa del capoluogo. Ha accusato un malore, ha perso i sensi, ed è caduto battendo la testa.

Immediatamente soccorso dallo staff della palestra, mentre nel frattempo è stato contattato il 118. In pochi istanti è arrivato il personale medico e il ragazzo è stato dapprima trasportato all’ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone dove è stato subito preso in cura. Ma vista la gravità delle sue condizioni, i dottori ne hanno disposto il trasferimento nel policlinico romano Tor Vergata.

I medici, nella giornata di martedì, hanno dichiarato la morte cerebrale per Leonardo. I genitori e amici, però, sono fiduciosi. Continuano a sperare e a pregare. La famiglia si è affidata a un avvocato per chiedere ai medici di non interrompere il trattamento terapeutico

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