La scomparsa di Bruno Pizzul a Gorizia segna la fine di un’epoca. La sua voce unica, immediatamente riconoscibile, ha risuonato con generazioni di tifosi del calcio italiano. È stato la voce degli Azzurri durante cinque Mondiali e quattro Campionati Europei. Ma il suo ultimo commento, durante un’amichevole tra Italia e Slovenia a Trieste nell’agosto 2002, è stato oscurato da brutte scene sia in campo che fuori. La vittoria per 1-0 della Slovenia è diventata una nota a margine degli eventi della serata. La partita è stata la prima dell’Italia dopo un deludente Mondiale in Giappone e Corea, con Giovanni Trapattoni ancora alla guida.
Il “Fortino” Rocco Si Dimostra Tutt’Altro
I problemi si stavano preparando già prima del calcio d’inizio. L’esecuzione degli inni nazionali da parte della banda “Vecia Trieste” è stata accolta da una raffica di fischi da entrambe le tifoserie. Lo stesso Pizzul si è lamentato delle “antiche tensioni di nazionalismi opposti che sono difficili da scrollarsi di dosso in questa regione”. La polizia aveva previsto problemi per giorni prima della partita – la scelta di Trieste come sede era già messa in discussione. Lo Stadio Nereo Rocco era mezzo pieno di tifosi sloveni.
All’inizio della partita, i tifosi sloveni, posizionati dietro la porta difesa da Gianluigi Buffon, hanno iniziato a lanciare fumogeni in campo, alcuni dei quali hanno sfiorato il portiere italiano. L’arbitro ha minacciato di sospendere la partita. Il lancio di fumogeni è continuato nel secondo tempo, costringendo la polizia a intervenire e a scontrarsi con i tifosi sloveni. Un’invasione di campo da parte di un giovane sloveno, prontamente fermato, è servita solo ad infiammare ulteriormente l’atmosfera già volatile. La partita stessa è degenerata in una gara combattuta e disordinata, rispecchiando il caos sugli spalti: sono stati distribuiti sei cartellini gialli – quattro a giocatori sloveni e due a giocatori italiani.
È stato un triste epilogo per un’illustre carriera per Pizzul, soprattutto considerando che ha avuto luogo nella sua regione natale. Una partita ricordata per tutte le ragioni sbagliate.