“Una grande vittoria per il Marocco oltre che per l’arte gnaoua”, ha dichiarato Neila Tazi, produttrice del festival che ogni anno raduna a Essaouira i maestri del genere.
La musica Gnaoua, una sorta di blues suonato dagli schiavi che dopo aver attraversato il deserto, venivano imbarcati dai porti del Marocco e in particolare da quello di Essaouira, è la settima arte che si aggiunge ai patrimoni immateriali Unesco, dopo la piazza Jamaa El Fna, il Moussem di Tan-tan, la falconeria, la dieta mediterranea, il festival delle ciliegie di Sefrou, la lavorazione dell’argan e la Taskiwin, la danza marziale dell’alto Atlante.
La lista Unesco conta in tutto 429 voci.