Il prossimo 27 aprile, Inter e Roma si affronteranno in campionato in una sfida che potrebbe risultare decisiva nella corsa al titolo e alla zona Champions. I nerazzurri dovrebbero arrivarci da favoriti secondo le quote inter-roma, ma ogni volta che queste due squadre si ritrovano una di fronte all’altra, il pensiero corre a partite epiche, dense di significato. Tra tutte, ce n’è una che ancora oggi divide, emoziona e fa discutere: la finale di Coppa Italia della stagione 2009/2010.
La notte del primo trionfo del Triplete
Era il 5 maggio 2010. Una data storica per l’Inter, meno per la Roma. Allo Stadio Olimpico, le due squadre si giocavano la Coppa Italia, ma in realtà molto di più: orgoglio, rivincite, e – per l’Inter – il primo trofeo di quella cavalcata leggendaria che sarebbe passata alla storia come Triplete.
L’Inter di José Mourinho si presentava con una missione: vincere. Senza fronzoli, senza distrazioni. Aveva già raggiunto la finale di Champions League e si giocava il campionato punto a punto proprio con i giallorossi. La Roma, guidata da Claudio Ranieri, era reduce da una rimonta clamorosa in Serie A e aveva riportato entusiasmo nella Capitale. Il clima era incandescente.
La partita fu maschia, tesa, con molti falli e poche occasioni nitide. Il gol decisivo arrivò nel primo tempo e portò la firma dell’uomo del destino: Diego Milito. Il centravanti argentino sfruttò un buco nella difesa romanista per infilare la palla all’angolino e portare in vantaggio i nerazzurri. Quello sarebbe stato il gol decisivo. Il primo di tre che Milito avrebbe messo a referto nelle finali di quella stagione.
L’espulsione di Totti: rabbia, simbolo e polemica
Ma se c’è un’immagine che ha scolpito quella finale nella memoria collettiva, è quella di Francesco Totti che rifila un calcio a Mario Balotelli, ricevendo il cartellino rosso diretto. Un gesto istintivo, carico di rabbia e tensione. Totti era entrato nella ripresa, quando la Roma provava l’assalto finale. Ma la frustrazione per l’andamento della partita e forse anche per alcune provocazioni dell’attaccante nerazzurro, portarono il capitano giallorosso a un gesto che fece discutere per giorni.
L’episodio avvenne a pochi minuti dal termine. Balotelli, che già durante la partita aveva attirato su di sé le attenzioni del pubblico per atteggiamenti ritenuti da molti provocatori, stava conducendo palla quando Totti lo colpì da dietro con un calcio secco. L’arbitro Tagliavento non poté fare altro che espellerlo.
Il gesto spaccò l’opinione pubblica. In molti lo condannarono senza attenuanti. Altri, tra cui tifosi e commentatori vicini alla Roma, sottolinearono come Balotelli non fosse nuovo a comportamenti che potessero far perdere la testa agli avversari. In ogni caso, l’episodio sancì anche emotivamente la sconfitta della Roma e confermò il dominio mentale dell’Inter di Mourinho.
«In quel calcio di Totti c’era la frustrazione di una Roma che aveva sognato, combattuto, ma che si era dovuta arrendere a una squadra perfetta.»
Il valore simbolico della vittoria
Quella Coppa Italia non fu solo un trofeo. Fu un segnale. Mourinho lo sapeva: vincere quella partita, nello stadio dell’avversario, contro una rivale diretta, avrebbe dato all’Inter lo slancio definitivo verso un finale di stagione irripetibile.
Ed è quello che accadde. Pochi giorni dopo, l’Inter conquistò anche il campionato, superando la Roma all’ultima giornata. Poi, il 22 maggio, a Madrid, la ciliegina sulla torta: la Champions League sollevata al cielo dopo la vittoria contro il Bayern Monaco.
La finale del 5 maggio 2010 resta così scolpita nella storia non solo nerazzurra, ma del calcio italiano. Fu il primo passo di un’impresa mai più eguagliata. E ogni volta che Inter e Roma tornano a incrociarsi, il ricordo di quella notte torna a bruciare – di gloria per alcuni, di rimpianti per altri.