La pluriennale e virtuosa collaborazione tra la Fondazione Italiana Fegato Onlus (Fif) e la Fondazione CRTrieste ha consentito lo sviluppo di un’importante attività di ricerca dall’approccio traslazionale, volta cioè a trasformare le scoperte scientifiche provenienti dagli studi di laboratorio e clinici in nuove applicazioni capaci di migliorare la salute umana. I risultati di tale attività sono stati presentati alla Presidente della Fondazione CRTrieste Tiziana Benussi, al Segretario Generale Paolo Santangelo e alla Componente del Consiglio di Amministrazione Loredana Catalfamo, nel corso di una visita alla Fif per l’illustrazione del progetto Fegato Grasso “ProFeGra”, rivolto sia alle persone obese di ogni età, soggetti a rischio per lo sviluppo di malattie epatiche croniche, che ai giovani e ai bambini potenzialmente a rischio: a Trieste ben il 21% dei bambini tra i sei e i dieci anni è in sovrappeso; in Friuli Venezia Giulia il 18% (e il 41% degli adulti, secondo dati della Regione).
Nell’esprimere le sue congratulazioni per i risultati e l’approccio metodologico, la Presidente della Fondazione CRTrieste, Tiziana Benussi, ha sottolineato “l’importanza di applicare l’attività di ricerca alla situazione attuale, con un forte impatto dal punto di vista sanitario, sociale ed economico, anche grazie all’opera di prevenzione attraverso l’avvicinamento della cittadinanza a queste tematiche di grande rilievo con iniziative di divulgazione”.
“Grazie al contributo della Fondazione CRTrieste” – ha affermato il Presidente della Fif Decio Ripandelli – “possiamo presentare i primi risultati, che aprono grandi prospettive nella prevenzione delle patologie causate dal fegato grasso”.
Il Direttore scientifico Claudio Tiribelli, nel ricordare che la nascita stessa della FIF è stata voluta e sostenuta della Fondazione CRTrieste, ha sottolineato che “essendo il fegato grasso una patologia molto diffusa (quasi epidemica), l’importanza di un approccio che metta insieme ricerca e clinica è sempre più rilevante e il ruolo della Fondazione CRTrieste nel supportare tale ricerca è molto qualificante”.
La Fondazione Italiana Fegato ha infatti condotto degli studi sulle proprietà terapeutiche di alcuni composti naturali come olive, basilico, citronella, lavanda e rosmarino, individuando dei biomarcatori non invasivi per la diagnosi precoce degli eventi più gravi associati al fegato grasso, quali la steoepatite e la fibrosi. Diagnosi che attualmente viene svolta quando la malattia è già nella sua fase irreversibile attraverso una biopsia epatica, tecnica invasiva e non priva di rischi.
“A livello terapeutico” – ha spiegato la responsabile del progetto Natalia Rosso – “i nostri ricercatori hanno testato le proprietà dell’acido triterpenico, un triterpende isolato dalle piante appartenenti alla famiglia delle Rosacea, un composto che ha delle dimostrate proprietà epatoprotettive. Sono inoltre stati testati gli effetti protettivi dell’Acteoside, un fenilpropanoide presente in varie specie di piante Lamiales. Sebbene nessuno dei composti riesca a ridurre l’accumulo di grasso” – ha detto Natalia Rosso – “entrambi limitano l’effetto deleterio di detta accumulazione, dimostrando di essere antiossidanti, antiinfiammatori e soprattutto antifibrotici. Questi risultati, se pur preliminari, sono molto promettenti e il loro effetto dovrà esser valutato per conferma in modelli più complessi (in vivo)”.
Per quanto riguarda la diagnosi della fibrosi epatica, tramite studi eseguiti in silico sono stati identificati dei potenziali biomarcatori non invasivi, che sono stati successivamente validati, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di chirurgia generale e di anatomia patologica dell’Ospedale di Cattinara, in un gruppo di soggetti obesi con diversi gradi di steatoepatite. Da queste analisi sono state validate tre proteine plasmatiche (biomarcatori) in grado di predire lo stato del fegato.
“Anche questi dati ottenuti finora sono incoraggianti” – ha concluso Natalia Rosso, ricordando la collaborazione in essere con un laboratorio della Finlandia, specializzato a livello mondiale nella studio del tessuto adiposo viscerale e come incida sul fegato — “in quanto potrebbero dare un’informazione sullo stato del fegato, anche negli stadi iniziali, tramite un semplice prelievo del sangue”.