“Il treno per il Drajeeling” è un film nostalgico e sincero, in cui Wes Anderson affronta il tema della famiglia: i tre fratelli cercano un modo per ritrovare se stessi e ricominciare a fidarsi l’uno dell’altro; rappresentano un’idea di famiglia vera in cui si lotta per comprendersi e non perdersi. Il regista statunitense ha abituato il pubblico ad un tipo di cinema delicato, in cui è presente un’attenzione maniacale (quasi ossessiva) al ton sur ton e alla simmetria. Al di là della bellezza della fotografia e dei colori, nelle opere andersoniane c’è anche una profondità di contenuti: ne “Il treno per il Drajeeling”, come in altre pellicole, Anderson si sofferma sui personaggi e sulle loro fragilità, in questo modo lo spettatore si sente catapultato in un mondo coloratissimo ma verosimile. È come se il regista parlasse anche un po’ di sé. Ogni percorso emotivo, sia esso una riappacificazione familiare o una crescita personale passa attraverso numerose fasi e attraverso un lungo viaggio.
Per Anderson “Il treno per il Drajeeling” è solo un pretesto per mettere in scena un piccolo universo in cui lo spettatore può partecipare emotivamente. Le opere andersoniane consentono di riflettere, ragionare; la precisa cura dei dettagli è un espediente che il regista utilizza per permettere lo spettatore di riflettere, quasi come se mettesse il film in pausa.