False assunzioni attraverso aziende fittizie per favorire il rilascio di permessi di soggiorno: è quanto scoperto dai carabinieri del nucleo investigativo e dell’ispettorato del lavoro di Arezzo che hanno denunciato 16 persone, 10 delle quali di nazionalità pakistana, quattro dell’est Europa e due cittadini italiani. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso in atto pubblico.
Al centro dell’indagine, durata un anno e mezzo e nata autonomamente a seguito dell’arresto di un albanese per reati di droga, una serie di imprenditori pakistani, titolari di ditte per la lavorazione di metalli con sede ad Arezzo, che avevano da anni interrotto le attività produttive ed erano ormai sprovviste di una reale sede fisica. Tali società, secondo gli inquirenti, venivano utilizzate come delle ‘scatole vuote’ per la realizzazione di numerosi atti amministrativi. I cittadini stranieri coinvolti, fittiziamente assunti e consapevoli di ciò, utilizzavano i relativi contratti di lavoro e le buste paga per ottenere, tra l’altro, il rilascio o il rinnovo di permessi di soggiorno per lavoro subordinato ed indennità di disoccupazione.
Organizzatori sono risultati essere due imprenditori pakistani ed un loro parente, che aveva il ruolo di referente unico nei confronti dei professionisti italiani implicati, un commercialista e consulente del lavoro ed un tributarista, che a loro volta curavano tutte le incombenze del caso presso la Pubblica amministrazione.