In modo indiretto è proprio l’ormone che conferisce mascolinità, ad essere la causa della perdita dei capelli negli uomini.
Negli anni Quaranta, l’endocrinologo e anatomista americano James Hamilton, si accorse che le persone che erano state castrate prima della pubertà, trattamento che ai tempi veniva riservato ai ragazzi con alcuni tipi di disturbi mentali, avevano meno probabilità di diventare calve.
Nel corso degli anni il problema è stato studiato senza mai arrivare ad una soluzione definitiva, ma ad oggi si è scoperto che un enzima chiamato “5-alfa reduttasi II” converte il testosterone nel diidrotestosterone o DHT. Anche quest’ultimo influisce sulla mascolinità ma secondo le ricerche fa anche atrofizzare e poi morire i follicoli dei capelli.
Ad aumentare la probabilità di calvizie, è anche la predisposizione genetica; in questo caso, gli uomini noteranno l’arretramento della linea frontale, il diradamento del vertice della testa, vi saranno meno capelli ai lati della nuca e sulla nuca stessa.
L’alopecia androgenetica, si può prevenire. Già da alcuni anni infatti si è scoperto che medicinali come il “minoxidil” e la “finasteride”, in realtà utilizzati per ben altri scopi, hanno l’effetto collaterale di favorire la crescita di peli e capelli.
Da quanto definito da Alfredo Rossi, professore di dermatologia all’Università La Sapienza di Roma, la cosa più importante da fare per bloccare la calvizie è contrastarla alla prima comparsa, ed il trattamento deve essere seguito con costanza.