E’ caos negli appalti metalmeccanici di manutenzione degli ospedali di Bologna. La situazione già
complicata da una giungla di appalti frammentati, applicazioni contrattuali differenti e cambi di
gestione frequenti, tocca ora dei picchi di criticità che ci costringono ad un intervento urgente.
In particolare la Fiom-Cgil di Bologna sta seguendo da tempo due situazioni particolari che
riguardano i “manutentori termoidraulici” dell’Ospedale Maggiore di Bologna e i lavoratori addetti
alla “manutenzione delle apparecchiature biomedicali ed elettromedicali” dell’ospedale S.Orsola e
Rizzoli.
Nel caso dei lavoratori dell’Ospedale Maggiore si tratta di una situazione molto comune nel
mondo degli appalti, ovvero di un sottorganico tale da compromettere i livelli di servizio e i diritti
dei lavoratori. Gli addetti al cantiere, infatti, ormai da lungo tempo, devono sopportare turni
massacranti, soprattutto a causa di una reperibilità d’emergenza che li costringe a interventi
continui, concentrati durante le ore notturne e nel fine settimana, che non permettono il godimento
dei riposi giornalieri e settimanali, e che portano al superamento delle soglie di lavoro straordinario
previste dalla legge.
L’appalto, attualmente gestito da Rekeep spa, a seguito del fallimento della Olicar servizi avvenuto
nel 2019, ha una storia travagliata ma costantemente caratterizzata da una carenza di personale
comune a tutti i gestori che si sono susseguiti e che ci fa pensare che esista un problema strutturale
che richieda l’azione della committenza.
La Fiom è più volte intervenuta a tutela dei lavoratori, ma anche per garantire la piena funzionalità
del servizio, alla luce della delicatezza delle attività gestite nel complesso ospedaliero dai lavoratori
(interventi idraulici, filtraggio aria, condizionamento estivo e invernale) e già in occasione
dell’ultimo cambio appalto aveva denunciato la situazione, passaggio di gestione in cui, fra l’altro, i
lavoratori hanno dovuto subire un cambio di contratto collettivo.
Dopo mesi di trattative a vuoto la misura è colma e nonostante i problemi di organico non siano
stati risolti, Rekeep pretende di far partire una turnazione che non risolve i problemi (sottorganico,
turni, riposi, straordinario) ma complica ulteriormente la vita dei 12 lavoratori della commessa.
Alla luce di questa situazione i lavoratori hanno dato mandato alla Fiom di aprire lo stato di
agitazione, avviando le procedure per l’astensione alla reperibilità (trattandosi di servizio
pubblico essenziale) e comunicando che se non ci fossero a breve novità sostanziali sono pronti
allo sciopero.
Il secondo caso riguarda i manutentori dei sistemi medicali che lavorano presso i Policlinici
Sant’Orsola, Rizzoli e presso la Ausl di Ferrara, dipendenti dal 2019 della ditta Adiramef spa.
Anche questa è una storia che viene da lontano, in quanto la Fiom aveva già denunciato all’atto del
cambio di appalto che le condizioni offerte ai lavoratori erano insostenibili, con tagli del 20% della
retribuzione che hanno costretto molti dipendenti a non passare al nuovo gestore e perdere il lavoro.
Tuttavia la vicenda assume oggi un carattere di singolarità: la Adiramef fa “shopping” nel contratto
collettivo, decidendo arbitrariamente quali parti applicare e quali no.
Infatti ha dichiarato che pur individuando quale riferimento il contratto metalmeccanico di
Federmeccanica, non aderendo a Confindustria, applica solo i minimi tabellari e non le restanti parti
del CCNL (cd parte normativa). Il caso più lampante è rappresentato dalla mancata erogazione del
welfare ai lavoratori (200€ annui), nonché dalla mancata iscrizione al Fondo Sanitario di categoria
Metasalute.
A prescindere dal danno concreto, la condotta aziendale è di una gravità assoluta in quanto
vorrebbe sancire il principio per cui datori di lavoro possono scegliere quali parti del contratto
applicare, e quali diritti riconoscere ai lavoratori. Ma il tutto è reso ancora più pericoloso perché
avviene in un appalto pubblico, in spregio al codice degli appalti e ai protocolli che in Emilia
Romagna sono stati sottoscritti in sede locale e regionale e che prevedono la piena e integrale
applicazione dei CCNL sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative.
Anche in questo caso, nonostante siamo più volte intervenuti in sede aziendale e per segnalare la
situazione alla stazione appaltante regionale Intercenter, ad oggi non abbiamo visto alcuna
soluzione, e abbiamo attivato tramite i nostri legali la procedura di cui all’art. 30, comma 6, d.lgs.
50/2016 che prevede l’intervento della committenza a garanzia dei crediti dei lavoratori.
Le due vicende seppur differenti, sono esemplificative di un mondo degli appalti che anche in
sanità, in una situazione come quella che stiamo vivendo, continua a perseguire
esclusivamente le logiche del profitto privato a scapito dei diritti dei lavoratori e della qualità
dei servizi pubblici.
Bologna, 11 ottobre 2021
FIOM-CGIL BOLOGNA