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A Spoleto l’ospedale dell’arte, sistemate oltre 6400 opere distrutte dal sisma

Il Centro di Raccolta di Santo Chiodo, alle porte di Spoleto, ha restaurato per mesi oltre 6400 opere d’arte che erano state danneggiate dal sisma del 2016.

Nel Centro di Raccolta di Santo Chiodo, ai confini di Spoleto, sono state raccolte più di 6400 opere d’arte danneggiate dal sisma che ha colpito il territorio nel 2016. “Abbiamo lavorato per mesi, quasi 24 ore su 24 e raccolto ad oggi 6400 beni tra beni archeologici, storico-artistici e porzioni architettoniche. Ora stiamo completando l’inventario di questo patrimomio mai catalogato. Nessuno pensava a un risultato numerico e qualitativo così alto”, ha detto Tiziana Biganti, funzionaria del MiBAC (Ministero per i beni e le attività culturali). Un ospedale dell’arte di oltre 4000 metri quadrati, dove i reperti sono trattati come veri e propri pazienti, ciascuno con una cartella clinica dove sono indicati nome, luogo e data del recupero. Campane, arredi sacri, candelabri, tele, statue, crocifissi, Madonne, porzioni di affreschi e altri oggetti sono sistemati in reparti dove “tutti lavoriamo per far tornare nei luoghi di provenienza questo patrimonio fondamentale per la storia identitaria delle comunità”, continua Biganti.

“È stato determinante disporre di questo luogo con tutte le attrezzature per la cura e la messa in sicurezza delle opere per bloccare un degrado che, in alcuni casi, potrebbe essere progressivo. Il restauro vero e proprio viene deciso in seguito dagli istituti del Ministero e della Soprintendenza. Qui non è entrata alcuna ditta esterna, tutto è stato realizzato da strutture statali”. Nei reparti sono custoditi anche i preziosi reperti della Chiesa di S. Salvatore in Campi a Norcia, che adesso alcuni ingegneri vorrebbero ricostruire. Sarò restaurato anche il Cristo sospeso nella chiesa di Santa Maria Argentea, grazie al sostegno di un gruppo di mecenati americani. “È un patrimonio da considerare tutto sacro che ha una valenza religiosa altissima per una popolazione che ha perso tutto. Questo è un luogo aperto a tutte le comunità in ogni momento. Alcuni chiedono di vedere un’opera specifica per pregare”.

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