“L’iniziativa si svolge nell’ambito del protocollo d’intesa, avviato nel 2016 e rinnovato con il provvedimento approvato anche per il 2024, fra l’UMSt soprintendenza provinciale, il Dipartimento di Biologia e Museo di Antropologia dell’Università di Padova e l’ASUC di Sopramonte, proprietaria dell’area dove sorge il complesso monumentale dell’antico monastero di Sant’Anna – ha spiegato Gerosa – Gli archeologi e gli antropologi proseguiranno le ricerche nel cimitero del monastero, che ha già restituito negli anni anni scorsi diversi reperti e sepolture. Gli studenti, coordinati dai docenti, si eserciteranno nella ricerca sul campo e nella catalogazione e studio delle tombe che verranno messe in luce. Saranno inoltre seguiti nelle operazioni di scavo da archeologi professionisti con la direzione scientifica della Soprintendenza. Il protocollo riflette il valore e l’importanza della relazione tra giovani, formazione e cultura, a cui la nostra Provincia punta con le iniziative più idonee nei vari campi del sapere”.
Il team del progetto è composto da Nicoletta Pisu, archeologa dell’UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia autonoma di Trento, Nicola Carrara del Museo di Antropologia dell’Università degli Studi di Padova, gli archeologi Alessandro Bezzi e Luca Bezzi oltre agli studiosi Christian Fogarolli e Mattia Segata. Partecipa all’organizzazione l’ASUC di Sopramonte, rappresentata dal presidente Ivan Broll.
Il progetto ha avuto origine nel 2010 a seguito di uno studio condotto da Christian Fogarolli per la tesi di laurea specialistica in archeologia medievale, nel quale la ricerca storica e archivistica è stata completata dalla lettura delle murature. Le caratteristiche diverse nella forma e nel tipo di materiali adoperati, unitamente alle informazioni dedotte dai documenti antichi, hanno confermato che il complesso è stato più volte ristrutturato. Nato come monastero e documentato per la prima volta nel 1234, è stato poi adibito a usi diversi, ad esempio residenza estiva per i preposti della cattedrale di Trento a fine Quattrocento.
Le attività di tutela e la valorizzazione del complesso monumentale sono iniziate nel 2015 con l’obiettivo di indagare in maniera più approfondita il contesto archeologico, geologico e strutturale attraverso prospezioni georadar, carotaggi manuali, sondaggi, oltre al monitoraggio della chiesa di Sant’Anna e dell’edificio del preposto. Il ritrovamento di un cimitero antico ha costituito l’occasione per ampliare il progetto di ricerca coordinato e diretto dall’Università di Padova e dall’Ufficio beni archeologici provinciale. Sono ormai numerose le tombe rinvenute nel corso delle campagne di scavo, analizzate e studiate dagli antropologi. I primi risultati hanno permesso di conoscere i rituali di sepoltura: deposizione in cassa, in lenzuolo e con cuscino e lenzuolo. In alcuni casi le tombe sono disturbate e le ossa sistemate alla meglio. Tutti i defunti venivano deposti supini e – laddove lo scheletro era ben conservato – rimanevano gli arti superiori incrociati a livello dell’addome. I defunti erano sia maschi che femmine, deceduti fra i 30 e i 40-45 anni. La statura è stata stimata in media a 171.7 cm per gli individui maschili e a 155 cm per quelli femminili: una buona parte dei sepolti presentava segni di malattie a livello dei denti e delle ossa. Il cimitero era con tutta probabilità riservato ai soli appartenenti al monastero (analisi degli isotopi) e venne utilizzato durante tutto il periodo in cui il monastero era attivo (XIII-XV secolo, datazione 14C di tre campioni).
Per Informazioni:
Provincia autonoma di Trento – UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali
Ufficio beni archeologici Via Mantova, 67 – Trento
tel. 0461 492161
e-mail: uff.beniarcheologici@provincia.tn.it
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