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Appalti truccati: arrestato dipendente ministero Giustizia

Roma – Nel corso della nottata, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno arrestato 6 persone in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, dott.ssa Simonetta D’Alessandro su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma (pool dei rati contro la P.A. coordinato dal Proc. Agg. Francesco Caporale), ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di delitti contro la Pubblica Amministrazione, nonché di singoli reati di corruzione e turbata libertà dei procedimenti di scelta del contraente (artt. 416, 319, 321, 353 bis c.p.). L’indagine, sviluppata per quasi un anno dai Carabinieri di via in Selci e coordinata dal PM Ilaria Calò, ha consentito di fare luce sulla gestione illecita di commesse e appalti pubblici per la fornitura di materiale informatico all’Amministrazione della Giustizia, attuata da un dipendente della Direzione Generale dei Servizi Informativi Automatizzati del Ministero della Giustizia (P.D.B. cl. 1973) il quale, nell’esercizio delle sue funzioni di assistente informatico addetto allo sviluppo di vari progetti di automazione informatica degli Uffici Giudiziari, aveva promosso, organizzato e capeggiato un’associazione per delinquere insieme a 5 soggetti operanti per conto di ditte contraenti con il Ministero, al fine di trarre ingenti indebiti profitti in danno della Pubblica Amministrazione. Il sistema corruttivo organizzato dal P.D.B. si basava sulla richiesta sistematica di tangenti in denaro, ammontanti al 7 – 8 % del valore di ogni appalto, per favorire l’assegnazione di commesse alle ditte riconducibili ai restanti indagati, i quali pagavano le somme corruttive sotto forma di consulenza fittizia, fatturata regolarmente ad altra ditta riconducibile ai membri dell’organizzazione criminale che poi provvedeva alla consegna del denaro contante al pubblico dipendente. In tal modo il P.D.B. aveva realizzato un comitato di affari composto dalle ditte dei suoi sodali, le quali si assicuravano un rapporto privilegiato con la Pubblica Amministrazione mediante il pagamento delle tangenti, estromettendo di fatto altri possibili concorrenti dall’aggiudicazione di contratti di fornitura di materiali informatici. Un altro metodo utilizzato dal P.D.B. per trarre indebiti profitti economici dagli acquisti di materiale informatico per conto dell’Amministrazione della Giustizia, consisteva nell’alterazione del funzionamento del Me.P.A. (Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione), attuata facendo aumentare indebitamente i prezzi di offerta dei materiali proposti nel Me.P.A. dalle ditte gestite dai soggetti a lui associati, materiali che poi il P.D.B. acquistava per conto del Ministero, attraverso una procedura amministrativa semplificata, lucrando in tal modo sulla maggiorazione del prezzo percepito dai suoi sodali. Nel corso della mattinata i Carabinieri hanno eseguito numerose perquisizioni sequestrando documentazione amministrativa e materiale informatico. Cinque indagati sottoposti a misura cautelare in carcere sono ora reclusi presso il carcere di Regina Coeli, mentre un sesto è stato ammesso agli arresti domiciliari.

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