Il programma di “Vini all’insù” si aprirà non a caso alle 15 di venerdì 17 giugno al Ciabot di Pomaretto con l’evento “Bouquet Alpini”, durante il quale sarà presentato il Tour della Strada dei Vigneti Alpini, alla scoperta dei vini e dei paesaggi vitati della Città Metropolitana di Torino, della Valle d’Aosta e della Savoia.
La mostra mercato dei vinidi montagna accompagnata dai banchi di assaggio sarà visitabile sabato 18 e domenica 19 giugno dalle 10 alle 19,30 nella splendida Villa Willy di Perosa Argentina. Sabato 18 alle 16 è in programma una degustazione su prenotazione di alcuni dei vini presenti alla rassegna, guidata dal delegato torinese dell’Associazione Italiana Sommellier, Mauro Carosso. Sempre sabato 18, ma alle 11,30 è in programma la degustazione libera “Il Dahu”, dedicata ai formaggi di montagna in abbinamento con i vini del Pinerolese, a cura dell’ONAF, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi. Per prenotare le degustazioni occorre chiamare il numero telefonico 335-7855023.
Nella giornata di sabato 18 e in quella di domenica 19 a Pomaretto sarà possibile partecipare alle visite guidate ai vigneti eroici del Ramìe, che inizieranno alle 15, alle 16 e alle 17. L’aperitivo tra i vigneti del Ramìe sarà servito al Ciabot sabato 18 e domenica 19 giugno alle 19. A Pomaretto la giornata prefestiva si concluderà con il concerto del gruppo Madamè nel complesso degli impianti sportivi.
Domenica 19 alle 15 in piazza Europa 3 a Perosa Argentina prenderà il via lo spettacolo itinerante “I sentieri della storia”, realizzato in collaborazione con l’associazione Poggio Oddone. Di “Cioccolato e Passito” si parlerà invece nella degustazione su prenotazione in programma domenica 19 alle 16 a Villa Willy, con la partecipazione dei sommelier Ilario Manfredini e Sandro Gastaut e del delegato dell’Accademia Italiana della Cucina, Alberto Negro.
A chiusura delle manifestazioni il Concerto d’Estate della banda musicale di Pomaretto alle 21 al Tempio Valdese.
UNA VITIVINICOLTURA CHE È TRADIZIONE E DIFESA DEL TERRITORIO
Nonostante la crisi economica che ha caratterizzato gli ultimi dodici anni, quella della riscoperta e valorizzazione del Ramìe nelle valli Chisone e Germanasca è la storia di una piccola iniziativa economica di successo. Le vigne da cui proviene l’uva vinificata nel Ramìe sono state impiantate con grande fatica nei secoli scorsi a una quota tra i 600 e i 900 metri, lungo pendii estremamente ripidi, contraddistinti da terrazzamenti a secco. All’imbocco della Val Germanasca è impossibile non notare le vigne che incombono sulla strada di fondovalle, quasi “strappate” alla montagna, sul versante pietroso esposto a meridione. La tradizione vinicola locale risale all’epoca medievale e, anche se con grande fatica, ha resistito alla diffusione della fillossera alla fine del XIX secolo, per poi rinascere nel secondo dopoguerra raggiungendo discreti livelli qualitativi. Tanto che Luigi Veronelli scrisse a proposito di quello che però chiamò erroneamente “Ramiè”, che aveva un “colore rosso rubino e delicato profumo. Sapore giustamente asciutto, fine, gustoso”. Il recupero dei terrazzamenti abbandonati e il superamento della produzione per il semplice autoconsumo sono però recenti, anche se la denominazione Doc nell’ambito della famiglia “Pinerolese” risale al 1996. I “profeti” della ricoperta del Ramìe sono stati Daniele Coutandin e l’agriturismo La Chabranda, che furono i primi promotori, insieme all’assessorato provinciale all’agricoltura e montagna dell’allora Provincia di Torino, che finanziò nel 2003 la costruzione di una monorotaia per facilitare il lavoro e la vendemmia, riprendendo il modello già applicato con successo nelle Cinque Terre. Dal 2009 il Comune di Pomaretto ha promosso la costituzione di un consorzio tra i piccoli contadini che ancora coltivavano le terrazze. Il nome ufficiale della Doc è “Pinerolese Ramìe”, per un prodotto che scaturisce prevalentemente dalla fermentazione delle uve di un vitigno particolare e di estrazione montana come l’Avarengo. A queste uve possono essere aggiunte minori quantità di Neretto di Bairo e Avanà. La vinificazione è stata condotta per tre anni in maniera sperimentale a Chieri, presso l’Istituto Bonafous della Facoltà di agraria dell’Università di Torino. Successivamente il consorzio ha trasferito il processo di trasformazione delle uve in vino all’Istituto Malva Arnaldi di Bibiana. La collaborazione con l’Università ha consentito al consorzio di migliorare la qualità del vino e di aumentare progressivamente la produzione da 1000 a 4000 bottiglie. Il consorzio si occupa della gestione collettiva della vendita del vino e dell’accesso a finanziamenti per la manutenzione dei muri a secco e delle vigne. Oggi il Ramìe è proposto nei bar, nelle osterie e nei ristoranti delle valli Chisone e Germanasca e offre ai turisti un’esperienza aggiuntiva di conoscenza delle eccellenze del territorio. Per i giovani di Pomaretto, forse, vivere esclusivamente di vitivinicoltura non sarà mai possibile, ma il Ramìe può costituire un’interessante integrazione al reddito e l’occasione per realizzare una manutenzione del territorio che fa bene sia all’ambiente che all’economia locale.