Sono stati 2.349 i nuovi accessi ai Centri antiviolenza pugliesi nel 2020, con un aumento di 290 rispetto al 2019 (+14%) e di 599 rispetto al 2018 (+34%).
I numeri sono stati presentati questa mattina a Bari durante la conferenza stampa.
Le donne vittime di violenza sono di nazionalità italiana per il 90% dei casi. Tra gli autori delle violenze figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente l’81%; il 12% degli autori di violenze fa riferimento all’area dei “parenti”. Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 53,3% dei casi mentre gli “ex” continuano ad agire violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 27,5 % dei casi. Le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate e conviventi (52%), seguono le donne nubili (26%) e le donne separate/divorziate (21%). La percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni (58%) ma è significativa anche la percentuale delle donne di età compresa tra i 18-29 anni (15,7%). Il titolo di studio prevalente è quello di scuola media inferiore (38,78%), segue quello di scuola media superiore (37,7%), e il titolo di laurea per il 12,6%. Nel 2020 la tipologia di violenza prevalente è quella psicologica (44,9%), seguita da quella fisica (40,7%) e dallo stalking (6,4%). Il 68% delle donne si era già rivolto ad altri servizi prima di contattate il centro antiviolenza e, in diversi casi, anche a più di un servizio. Sul totale delle donne seguite dai centri antiviolenza, nel 2020 ha denunciato il 39,3%, nel 2019 la percentuale era pari al 52,3%. Solo il 27,6% di queste donne ha un’occupazione stabile (- 6% rispetto al 2019) a fronte del 44,8% di donne senza occupazione (casalinghe e/o non occupate) e del 18,4% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. Le donne con figli rappresentano il 66% del totale e sono 106 i minori che hanno seguito le madri nelle case (nel 2019 erano 57).