La paura che queste elezioni sarebbero state uno scontro fra titani tra sovranisti ed europeisti si è rivelata infondata.
Chiusi i seggi, sezioni scrutinate, nei 28 paesi membri dell’Unione Europea. Le elezioni europee 2019 sono cominciate il 23 maggio, quando due paesi, compresa la Gran Bretagna, si sono recati alle urne. Il giorno del leone è stato domenica 26 maggio, quando hanno votato la maggior parte degli stati, Italia inclusa. Alle 23 di domenica sera, quando anche i seggi italiani si sono finalmente chiusi, sono iniziate le operazioni di scrutinio. A livello europeo, è stato chiaro già da subito che la grande paura che ha caratterizzato questa campagna elettorale era solo uno spauracchio: i sovranisti, gli antieuropeisti, gli euroscettici, non hanno sfondato, e in Europa trionfano gli europeisti. I Popolari, il partito di maggioranza all’Eurocamera, confermato il loro primato ma perdono seggi. Bene anche i compagni di governo, i Socialisti e i Liberali, ma la vera svolta è stata quella Verde. I partiti ecologisti avranno una ventina di seggi nella nuova Camera europea, e potrebbero entrare a far parte di una solida maggioranza.
Le eccezioni sono state tre. In Francia, il partito di Marine Le Pen ha superato di circa un punto percentuale il titolare dell’Eliseo Emmanuel Macron, diventando il primo partito di Francia. Le Pen gongola con Salvini e Farage, le altre due eccezioni, rispettivamente in Italia e Regno Unito. Non è una vittoria, quella dei sovranisti, e se qualcuno potrebbe presentarla come tale, sarebbe comunque una vittoria di Pirro. I deputati euroscettici inglesi del Brexit Party saranno, se tutto va come loro sperano, presto fuori dal Parlamento Europeo. Quindi la loro vittoria non è un grande aiuto alla causa sovranista in Europa. Salvini, che in Italia è primo partito con più del 35% delle preferenze, e Le Pen, saranno abbastanza isolati tra gli scranni europei, e formare una maggioranza è impossibile. Dovranno trovare un altro modo per influenzare il processo decisionale europeo.