Il 29 Marzo 2019 sarebbe dovuta essere la giornata storica del divorzio tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea; ma dopo quasi 3 anni dalla data del referendum sulla brexit, la situazione è ancora in stallo, con il primo ministro Theresa May sempre più isolata, anche dal suo stesso partito. La May ha incassato l’ennesima sconfitta, con il suo accordo bocciato per la terza volta di fila con 344 voti contrari e 286 favorevoli. Non è chiara la strategia del primo ministro britannico, così come non è assolutamente chiaro cosa accadrà nelle prossime settimane. Gli scenari possibili vanno dal più probabile “no deal” all’ipotesi, non facile, di un secondo referendum, chiesto a gran voce in questi giorni dal sindaco di Londra Khan; il leader dell’opposizione Corbyn invita la premier a modificare il suo accordo o a dimettersi immediatamente, mentre il partito nordirlandese DUP continua ad opporsi all’intesa siglata con la UE. La Commissione Europea si dice pessimista, dichiarando “la Brexit senza accordo è uno scenario probabile”. In realtà nessuno vuole una Brexit disordina, per questo motivo i 27 puntano a un rinvio lungo, di almeno un anno. Fatto sta che in questo ginepraio nessuno è in grado di trovare una soluzione.
La prossima data cruciale sarà il 12 aprile, ed entro quella data Londra dovrà trovare nuova strategia, altrimenti, secondo fonti europee sarà possibile un’ulteriore proroga, entro il 22 maggio, che, se superata, permetterebbe a questo punto alla Gran Bretagna di partecipare alle elezioni europee.
Mentre si attendono sviluppi, una notizia è certa: vista la perdurante situazione d’incertezza, la sterlina continua a calare, oltrepassando la soglia di $1.30.