Il celebre canale è finito nuovamente sotto i riflettori, questa volta a causa di contenuti pedopornografici segnalati dal blogger Matt Watson. Grazie ad un algoritmo del sito è possibile accedere facilmente ad un circolo di pedofilia, all’interno del quale è proprio la pagina a suggerire i video correlati; situazione che potrebbe agevolare i pedofili ad entrare in contatto l’uno con l’altro. Non si è fatta attendere la reazione di alcuni tra i più importanti inserzionisti della piattaforma: Walt Disney, Nestlé ed Epic Games (e altri ancora) hanno deciso di sospendere immediatamente gli investimenti pubblicitari.
Non è la prima volta e non è nemmeno l’unico problema di YouTube, in questi giorni. Molti ritengono che se ci sono così tanti “terrapiattisti” la colpa è proprio della piattaforma: secondo uno studio della Texas Tech University, presentato al meeting della American Association for the Advancement of Science, sarebbero proprio i filmati caricati online ad avere convinto la maggior parte dei “cospirazionisti”: Alex Olshansky, uno degli autori della ricerca, ha spiegato che «YouTube è dove i primi video sulla Terra “piatta” sono stati postati nel 2014.
Oramai l’informazione è alla portata di tutti e pertanto diviene sempre più difficile identificare le fonti attendibili; l’utente medio viene investito da una continua ed inesauribile fonte di informazioni e rischia di smarrire o di dover mettere in dubbio, le proprie convinzioni.