Interventi chirurgici per assomigliare a “filtri fotografici”
Snapchat, ideata nel 2011 da tre giovani studenti di Stanford (Evan Spiegel, Bobby Murphy, Reggie Brown), rappresenta una delle tante applicazioni multimediali per smartphone e tablet che consentono di condividere con altri utenti foto, video e messaggi di testo. La particolarità di questa applicazione è la possibile visualizzazione dei contenuti pubblicati, per sole 24 ore.
Ma cosa lo rende il protagonista del nostro articolo?
I programmi come Snapchat offrono una vasta gamma di filtri fotografici che permettono diverse migliorie come: levigare la pelle, cambiare il colore degli occhi e/o rendere il viso più piccolo, ecc.
Cosa c’entra quindi la chirurgia plastica?
In passato, chiunque volesse sottoporsi ad interventi di chirurgia plastica, era premunito di foto di celebrità a cui si voleva assomigliare; oggi le cose però sono cambiate. Ebbene è nata la predisposizione, sia per giovani che per adulti, ad utilizzare come impronta, una propria foto ritoccata e perfezionata grazie a tutte le funzioni messe a disposizione da app come quella di cui abbiamo parlato fin ora.
È nato quindi un nuovo fenomeno psicologico definito dagli scienziati: “Dismorfia da Snapchat”.
Il nome deriva dal disturbo dismorfico del corpo (dismorfobia); chi ne soffre è ossessionato dai difetti fisici che percepisce in sé e che potrebbero quindi non essere neanche visibili agli altri. I social media hanno contribuito alla crescita di questa patologia e il 55% dei chirurghi ha comunicato che i loro pazienti richiedono migliorie solo per apparire meglio nei loro selfie.
Sembra che ci sia correlazione tra la pubblicazione dei selfie ritoccati e i livelli di insoddisfazione del corpo: uno studio sulle ragazze adolescenti nel 2015 aveva già dimostrato che coloro che “postavano” foto di questo genere, avevano maggiori possibilità di riscontrare problemi di autostima.
Se dapprima, a far perdere il contatto con la realtà, erano immagini di modelle, attrici o semplici donne totalmente “perfette”, ad oggi la causa principale è data proprio da queste app che creano uno standard di bellezza impossibile da replicare.