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Cambiati i controlli per il possesso delle armi. Italia verso il Far West?

Lo scorso 8 settembre è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto legislativo 104/2018, che modifica le regole per la detenzione di armi in casa.

Il Decreto legislativo 104/2018, pubblicato lo scorso 8 settembre nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, integra la disciplina relativa al controllo dell’acquisizione del porto d’armi per difesa personale e della detenzione di armi in casa. Il Dlgs costituisce l’attuazione della Direttiva Europea 2017/853 emanata dal Parlamento europeo e dal Consiglio il 17 maggio 2017. D’ora in poi detenere un’arma in casa, o solamente acquistarla, risulterà più facile, in quanto la direttiva comunitaria sancisce norme meno restrittive rispetto a quelle precedenti.

In molti sono insorti per protestare contro il Governo e contro la decisione di attuare le disposizioni europee in maniera “più ampia possibile”, come ha dichiarato a Repubblica il presidente dell’osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia Pierluigi Biatta. Il Decreto Legislativo, infatti, è stato emanato “sulla proposta del Ministro per gli affari europei e del Ministro dell’Interno, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della giustizia, dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico, della difesa e della salute”.

Il possesso di armi in Italia può avvenire grazie al permesso di detenzione in casa, oppure a seguito del rilascio del porto d’armi, che consente di poter portare l’arma fuori casa. Il porto d’armi può essere concesso per difesa personale, per uso caccia o per uso sportivo. Quest’ultimo è il più facile da ottenere, ma consente di portare l’arma fuori casa solo se smontata, differentemente dal porto d’armi per difesa personale. Per tenere semplicemente un’arma in casa è sufficiente ottenere un’autorizzazione all’acquisto, e poi comunicare la presenza dell’arma in casa alla Polizia. L’autorizzazione alla detenzione viene accordata a chiunque ne faccia richiesta, purché il richiedente sia incensurato, abbia un certificato medico che confermi la sua salute fisica e mentale, e ottenga da una sezione del Tiro a Segno Nazionale un’abilitazione all’uso delle armi (a seguito di un semplice corso).

Nuove regole per la detenzione di armi in casa. Cosa cambia?

Il Decreto legislativo 104/2018 è entrato in vigore il 14 settembre di quest’anno. Tra le altre cose, sono state introdotte alcune modifiche sul numero di armi detenibili in casa. Per quanto riguarda le armi sportive, ad esempio, il limite è stato portato da 6 a 12. Invece, le armi lunghe detenibili in casa sono ora massimo 10, cifra che sale a 20 per le armi corte. Dall’altra parte, però, il termine di validità del porto d’armi per la caccia e per l’uso sportivo è stato ridotto da 6 a 5 anni.

Oltre alle modifiche sostanziali, a destare maggiore polemica sono le modifiche procedurali. La decisione del governo, infatti, prevede che l’invio della denuncia di detenzione di un’arma possa essere presentata anche online, semplicemente tramite un’e-mail indirizzata ai Carabinieri o alla Questura, tramite un portale certificato. Inoltre, chi possiede un’arma in casa non sarà più obbligato a condividere l’informazione con quelli che vivono con lui.

Inoltre, da adesso gli iscritti ad un poligono affiliato CONI o a una Federazione sportiva rientreranno nella categoria di “tiratori sportivi”. Andrea Favaro, delegato per il Comitato D-477, associazione vicina agli hobbisti delle armi, ha spiegato ad Agi che “il Decreto introduce di fatto una ulteriore prescrizione (ovvero essere iscritti ad un poligono affiliato CONI o a una Federazione sportiva) per possedere carabine semiautomatiche di aspetto militare (che nulla hanno a che vedere con i fucili d’assalto in dotazione alle forze armate, se non l’aspetto esteriore). Queste armi, prima del decreto, potevano essere possedute senza alcun balzello, si tratta quindi di una restrizione ulteriore, non di una liberalizzazione”.

I medici militari hanno ora più libertà di manovra nel rilascio dei certificati medici.

Le norme precedentemente in vigore sancivano che solamente i medici legali delle Asl, o i medici militari e della Polizia di Stato, potessero rilasciare il certificato medico per l’idoneità alla richiesta del porto d’armi e per la detenzione alle armi in casa. Vale la pena specificare che in riferimento al suddetto decreto, l’Ispettorato Generale della Sanità Militare ricorda ai medici militari che le certificazioni devono “sempre redatte secondo gli inderogabili dettami di scienza e coscienza, prescrivendo tutti gli ulteriori specifici accertamenti che si riterranno necessari”. Inoltre, l’Ispettorato invita i medici militari alla “scrupolosa osservanza” delle norme riguardo ai “requisiti psico-fisici minimi per il rilascio ed il rinnovo delle autorizzazioni al porto d’armi”.

Prima i medici militari o della Polizia di Stato potevano rilasciare certificati medici solamente all’interno delle loro rispettive strutture d’impiego. In questo modo la loro competenza si limitava al personale in servizio all’interno della struttura, o talvolta ai parenti più prossimi. Ora, però, questo limite non è più in vigore, e i medici militari e della Polizia potranno porsi come professionisti indipendenti. Sarà quindi possibile rilasciare i certificati medici per il porto d’armi anche esternamente al luogo di lavoro, nel rispetto del requisito sullo stato di servizio attivo (escludendo quindi medici in quiescenza o in congedo).

Un po’ di chiarezza: i requisiti psico-fisici per la detenzione e l’acquisizione del porto d’armi.

Il Dlgs 104/2018 introduce una distinzione tra il certificato necessario per il rilascio o il rinnovo del porto d’armi e quello per l’autorizzazione a detenere di armi in casa. Per chi voglia solo di tenere armi in casa, sarà sufficiente presentare ogni 5 anni un certificato medico che assicura che il richiedente non è affetto “da malattie mentali oppure da vizi che ne diminuiscono, anche temporaneamente, la capacità di intendere e di volere”. Tale certificato potrà essere rilasciato dal settore medico-legale delle aziende sanitarie locali, oppure da un medico militare, della Polizia di Stato o del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Con questa distinzione, quindi, il possesso di armi “ad uso domestico” sarà slegato dagli obblighi che riguardano la richiesta del porto d’armi.

I requisiti medici imposti per il rilascio o il rinnovo del porto d’armi, invece, restano più stringenti. Il certificato per il porto d’armi potrà essere rilasciato esclusivamente da uffici medico-legali; distretti sanitari di aziende sanitarie locali o da strutture sanitarie militari o della Polizia di Stato; e infine, dai singoli medici della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco o da medici militari, ma solamente nel caso in cui siano in servizio permanente e in attività di servizio (requisito non necessario ai fini della “semplice” detenzione domestica).

Secondo alcuni, con questa decisione il Governo ha introdotto in Italia una situazione simile a quella del Far West.

L’Associazione Antigone, che dal 1991 si occupa di “giustizia, carceri, sistema penale e di prevenzione della tortura”, ha lanciato una petizione per “Fermare il Far West in Italia”. Secondo l’Associazione, con il dl 104/2018 “il Governo ha deciso di far aumentare le armi nelle mani dei cittadini. Lo ha fatto allargando la platea di coloro che possono detenere legalmente anche armi da guerra come fucili d’assalto o kalashnikov, rendendo più blandi i controlli sulle condizioni psico-fisiche dei loro detentori e abbassando le limitazioni sul numero d’armi che ciascuno può detenere”. La petizione rientra nell’ambito della battaglia per “fermare la legge sull’illegittima offesa”, nelle parole dell’Associazione, in riferimento alla proposta dalla Lega di Matteo Salvini per “l’ampliamento del regime della legittima difesa”. “Questa proposta, se dovesse diventare legge, porterà ad un incremento del numero di armi in circolazione, a scapito della sicurezza di tutti i cittadini”.

A preoccupare la deriva italiana verso un moderno Far West è anche l’impegno che il Ministro dell’Interno Matteo Salvini si è impegnato a rispettare con la lobby delle armi. “Assunzione pubblica di impegno a tutela dei detentori legali di armi”, recita l’intestazione del documento firmato dal Ministro lo scorso febbraio durante la fiera “Hit Show” a Vicenza. Salvini avrebbe così promesso alla lobby di coinvolgerla nelle discussioni su ogni provvedimento che la riguardi anche da lontano. Rientrano in questa categoria anche le proposte di legge sulla legittima difesa, come quella proposta dalla Lega e attualmente in discussione in parlamento. Andrea Maestri, esponente del gruppo parlamentare Sinistra Italiana-Possibile, ha detto che “quella di Salvini non è una riforma della legittima difesa, ma un Far West, un Italia americanizzata che produrrebbe solo più delitti”.

Di A.C.

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