La pericolosità dell’amianto è nota ormai da tempo. Ciò che sta trovando conferma nell’ultimo periodo sembra tuttavia essere ben più allarmante.
Non soltanto opererai e militari sono state vittime della pericolosa sostanza utilizzata dalla Marina Militare, ma anche figli e mogli di questi hanno subito danni alla salute provocati quasi certamente dalle polveri cancerogene. Le polveri, infatti, pare restino imprigionate addirittura negli indumenti.
L’ultima vittima, in ordine cronologico, è la moglie di un ex sottufficiale elettricista della Marina Militare di Taranto, che ha contratto una forma di tumore provocato dall’esposizione alla sostanza, sia pure indiretta.
Un caso drammatico che purtroppo non è isolato, ma si aggiunge ad un elenco di figli e mogli colpiti da tumori provocati dall’amianto, che si trovava negli stabilimenti e sulle navi. E’ legittimo, quindi, supporre che le polveri possano aver colpito anche fuori dal luogo di lavoro, così come accaduto nel caso della casalinga di Taranto, la cui abitazione è stata per 50 anni esposta alle polveri provenienti dalla base militare.
Contramianto e Altri Rischi onlus hanno chiesto una nuova audizione in Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul’Uranio impoverito che si sta occupando anche dei danni provocati dall’amianto in ambito Ministero Difesa.
Subito dopo l’audizione, la delegazione di Contramianto illustrerà gli effetti causati dall’amianto in Marina Militare e delle gravi conseguenze sulla salute di militari e civili della Difesa.
I dati elaborati da Contramianto a partire da banche dati costruite da vari enti che hanno osservato la Marina Militare e gli operai civili dell’arsenale di Taranto, riflettono una situazione drammatica: 296 patologie legate all’amianto e di queste 168 tumorali.
In particolare, si è rivelato che i lavoratori occupati in mansioni legate ad attività motoristiche, meccaniche ed elettriche hanno un maggiore rischio di esposizione all’amianto.
Purtroppo l’utilizzo diffuso di amianto a bordo di navi e sommergibili ha impattato notevolmente sulla salute dei lavoratori e gli interventi di bonifica non sono ancora sufficienti a rimuovere completamente il rischio.
Accanto a queste storie tristemente note, resta aperta la questione della sostituzione dell’amianto con sostanze ritenute comunque pericolose per la salute.