Lo scorso 12 novembre è uscito nelle librerie “The Who e Roger Daltrey in Italia” (Cinaski Edizioni), un libro che ripercorre le tracce del passaggio della storica band rock britannica in Italia tramite documenti originali come foto inedite, articoli di giornale, testimonianza di alcuni fans etc.
L’autore è il musicista genovese ed esperto in comunicazione Antonio Pellegrini, grande appassionato del rock britannico anni ’70 e in particolare dei The Who.
Come racconta lui stesso, si approccia alla musica fin da piccolissimo con i Beatles. Poi con gli anni scopre i Queen, i Led Zeppelin, Clapton e tanti altri. Per quanto riguarda gli Who, il vero innamoramento è arrivato nel 2000 quanto ha ascoltato “Who's Next”, “mi ha colpito profondamente per la incredibile intensità come autore di Pete Townshend, e per il suo scavare nel profondo dell'animo umano, insieme alla stupenda voce pastosa e coinvolgente di Roger Daltrey, e ai virtuosismi di Moon e Entwistle. Acquistando successivamente tutti i loro album, sono rimasto affascinato anche dal disco e dal film “Quadrophenia”, al punto da portarmi ad andare in Inghilterra a visitare i luoghi dove era ambientato. Finché nel 2011 ho assistito a un concerto solista di Roger Daltrey a Londra, in cui presentava l'opera rock degli Who “Tommy”. Quando Daltrey l'anno dopo ha portato questo spettacolo in una tournée Italiana di otto date, ho deciso seguirla e raccontarla interamente nel mio blog dell'epoca. Così è iniziato il lavoro per quello che poi sarebbe diventato il libro, che racconta tutti i concerti italiani degli Who e di Daltrey stesso, dagli anni '60 ad oggi” racconta Pellegrini.
Il libro contiene scalette, foto, testi originali. Come hai reperito il materiale?
“E' stato un lavoro molto impegnativo, durato un anno. Le prime ricerche di materiale le ho fatte tramite internet, visitando forum dedicati alla band, e tutto quanto presente in rete. Mi sono poi basato sui libri inglesi dedicati alle tournée degli Who, e ho effettuato ricerche in biblioteca per consultare i giornali italiani dell'epoca. Ho poi intervistato fan storici, e un importante collezionista mondiale che negli anni '90 aveva effettuato approfondite ricerche sulle date degli anni '60 e '70, intervistando gli organizzatori”.
Sei autore di diverse canzoni, hai un blog e scrivi per una webzine ma è la prima volta che ti approcci alla scrittura di un libro giusto? come è stata questa esperienza?
“Sono un musicista e autore di canzoni, e avevo precedentemente raccolto alcuni miei testi pubblicandoli tramite self-publishing, ma non avevo mai fatto un lavoro di questo genere. Quando ho iniziato a scrivere concretamente il libro, nell'estate 2015, ho pensato che stavo facendo qualcosa di folle, per la sua complessità e perché non avevo idea di come fare uscire questo lavoro. Visto che quanto stavo facendo però mi dava una grande soddisfazione proprio nel farlo, ho deciso di non pormi obiettivi e di scriverlo prima di tutto per me stesso. Il destino ha voluto che, grazie al consiglio di una amica scrittrice, io abbia incontrato Chinaski Edizioni che da subito ha creduto in questo progetto”.
Qual è stato il tuo approccio all'argomento? il tuo punto di vista è stato quello del fan?
“Il libro è l'omaggio di un fan alla band che ama. E' una cosa fatta esclusivamente per passione, per far convogliare il mio grande amore per gli Who in qualcosa di tangibile, che possa essere condiviso con altri gli altri fan della band. Il mio approccio invece è stato documentaristico, ho cercato di tirarmi indietro il più possibile, di raccontare i fatti, e di far parlare la band, con le interviste che ho riportato, i fan che hanno assistito a quei concerti, e la stampa che, non sempre con toni entusiastici, li ha raccontati.”
C'è un passo, una frase, un capitolo del libro che reputi particolarmente significativo?
“La cosa del libro che forse mi piace di più è il racconto, che ho riportato integralmente, di un fan che ha visto gli Who a Torino nel 1967. La sua descrizione è coinvolgente e ci porta indietro di 50 anni, riportando una nitida fotografia di quello che è rimasto impresso nella sua memoria per tutto questo tempo”.
Un motivo su tutti per il quale vale la assolutamente la pena leggere il tuo libro? il punto di forza?
“Ci sono diversi bellissimi libri sugli Who, ma questo è un argomento che non era mai stato trattato in modo sistematico in nessun libro. Io da fan sicuramente avrei comprato un testo di questo tipo, e forse l'ho scritto proprio per questo. Gli Who sono venuti poco in Italia, e credo che per i fan italiani questo sia un bel modo per celebrare e ricordare le avventure di questa straordinaria band nel nostro paese”.
Vuoi infine raccontarci un po' di te, del tuo essere musicista e dei tuoi prossimi progetti? Hai in programma un altro libro?
“Sono parte di una band genovese, chiamata Biosound, che suona inediti e cover riarrangiate con sonorità vintage pop rock. Il libro è quindi perfettamente nel filone di quello che faccio come musicista. La band a ottobre è uscita con un nuovo disco intitolato “Stagioni”, che si può trovare in tutti i digital store, ai nostri concerti, e nello storico negozio di dischi genovese Disco Club. Il nostro prossimo impegno è un concerto rock di Natale in teatro (al Teatro SOC Certosa di Genova), insieme all'incredibile duo piano-voce Midnight Duet, che si terrà sabato 10 dicembre. I prossimi mesi saranno dedicati al tour del disco. Circa il futuro, mi piace vivere le cose giorno per giorno, e non amo fare progetti. La mia attività artistica è raccontata nel blog, che invito a consultare chi volesse seguire i miei prossimi progetti: https://tonyinviaggio.wordpress.com/.
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