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Monti: “Se ci fosse ancora Berlusconi, lo spread sarebbe a 1.200 punti”

Lapidario commento del presidente del Consiglio, Mario Monti, in merito alla situazione economica italiana, con riferimenti al passato governo: “Se fosse ancora in carica Berlusconi, ora lo spread Btp-Bund sarebbe almeno a quota 1.200 punti o qualcosa di non molto diverso“. Una dichiarazione resa nota solo oggi, ma che Monti aveva fatto in un'intervista rilasciata al celebre “Wall Street Journal” alcune settimane fa.
Tutti gli spread europei sono a livello molto alto – ha riferito Monti – e il debito italiano è oggettivamente esorbitante, e i mercati hanno dato inizio ad un processo di realizzazione della situazione che indica come il governo dell'eurozona sia effettivamente debole. La sotuazione, come è ben noto, è legata a doppio filo con la politica economica internazionale della Germania: se il mercato costringe a pagare tassi alti per definizione, ciò vuol dire che forse non si è fatto abbastanza per la nostra economia. E questo è un panorama che riflette i timori per il default dell'euro“.
Monti ha aggiunto che uno dei requisiti fondamentali per il salvataggio del Paese dovrebbe essere un cambiamento di mentalità degli italiani: “Non una sostituzione con quella tedesca, ma ci sono degli aspetti, come la solidarietà spinta a livello di collusione, che sono alla base di comportamenti come l'evasione fiscale. Le riforme fatte finora dal governo non bastano a rimettere l'Italia in forma, occorre che mettano bene radici nei comportamenti degli italiani in modo da sopravvivere anche a governi vecchio stile“.
Per quanto riguarda il riferimento a Berlusconi, conferma Monti, nessuna intenzione di darae adito a polemiche, ma solo una proiezione di andamento dello spread, basata sul lungo periodo degli effetti della speculazione sul nostro Paese se non si fossero dati segni di discontinuità.
Da aprile a novembre 2011 – conclude Monti – lo spread era passato da 150 punti a 550. Per questo motivo, ricordano le stesse fonti, si è dovuto ricorrere ad un governo tecnico“.

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