Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch’tis, 2007) dell’attore e regista Dany Boon è un esempio di cinema regionale, nel senso che ha ottenuto incassi mirabolanti in patria, secondo per numero di biglietti venduti dopo Titanic (1997) di James Cameron, ma che non ha avuto grande fortuna negli altri paesi. Nonostante questa modesta riuscita i dirigenti della Medusa hanno deciso di tentare la strada del rifacimento all’italiana. Luca Miniero – regista specializzato in commedie, episodi di serie televisive e spot pubblicitari – si è incaricato della bisogna mutando solo direzione di marcia: laddove nell’originale erano i provenzali che veleggiavano verso Bergues, nella regione del Nord-Pas-de-Calais, qui i lombardi sono costretti a prendere la strada del meridione. Per il resto la trama è la stessa: il direttore di un ufficio postale della Brianza si finge handicappato per ottenere il trasferimento a Milano, scoperto evita il licenziamento, ma deve andare a lavorare per due anni nell’ufficio di Castellabate, paesino del Cilento. Naturalmente vi arriva carico dei mille pregiudizi con cui i nordisti guardano aiterroni e, altrettanto ovviamente, finirà per ricredersi e lacrimare quando, trascorso il periodo di punizione, è riassegnato a Milano. Il testo di partenza aveva colpito il pubblico transalpino soprattutto grazie ai giochi linguistici, lo stesso Ch’tis citato nel titolo è termine dialettale (picard) di difficile traduzione che significa, letteralmente, prigioniero, ma che è usato quale sinonimo di povero e sfortunato. Nel nuovo film il gioco dei dialetti (i lombardi che non capiscono i campani e viceversa) è talmente usurato da destare ben poche risa, al massimo qualche sorriso. A nulla vale la professionalità di Claudio Bisio e Angela Finocchiaro, ma tarpati da una regia che non riescono a dare all’opera il minimo spunto d’originalità. In definitiva un testo che non vale la sola sequenza in cui Totò e Peppino De Filippo approdano in Piazza del Duomo e intrecciano un dialogo surreale con un vigile in Totò, Peppino e … la malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque.
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