Pechino ormai ha le capacità, la determinazione, la volontà di entrare a far parte dei grandi attori della finanza mondiale, iniziando a mettere in funzione il suo CIPS – China International Payments System – in alternativa allo SWIFT, ma non solo. Già a Londra, che si prevede si andrà ad aggiudicare il 60% del prossimo mercato valutario europeo in Yuan, sono state emesse obbligazioni nella valuta Cinese. Con un ottimo risultato. La Grecia pare sempre più attanagliata da creditori impazienti di riavere i loro quattrini o, semplicemente, di preparare un terreno di conquista economico con un Governo che pareva – prima delle elezioni – già pronto alla resa. La Cina, a fine anno 2014, stava già aggiudicandosi interessanti pezzi dello Stato Greco, i cantieri navali per primi. La posizione della Grecia è assolutamente strategica per una espansione Cinese nel mediterraneo. Strutture relativamente moderne, manodopera specializzata, prodotti e servizi comunque “europeizzati”, una posizione che permette di effettuare scambi non sono con l’Europa ma anche con tutto l’est e pure con l’area Caucasica ed Iraniana. Un’area ricca di petrolio, di gas, e di prospettive economiche. Per la Grecia poi Pechino potrebbe essere la salvezza da una Europa matrigna ed esosa ed, alla fin fine, ora è pure traballante sotto il peso delle speculazioni finanziarie che hanno solo creato infinitesimali ricchezze ed enormi danni all’economia reale. L’operazione di immissione di liquidità di Draghi ( che se ne prende carico solo per il 20% ) serve a tamponare ancora una volta le banche private traballanti affinché poi, e poi si vedrà quando mai, imparino ad abbandonare i giochini virtuali sui titoli in Borsa ed a dare quattrini veri alle piccole imprese. Cosa che non faranno mai perché da anni non sono più in grado di fare impresa bancaria assumendosi rischi industriali o commerciali ma solo impresa di finanza speculativa. Ed infatti sulla pelle della Grecia ci giocano da anni le operazioni speculative delle banche Europee ed USA. E quindi forse è l’occasione per una sperimentazione di economia alla Cinese, in piccola scala, con un suo intervento in Europa. La Grecia, con il suo PIL al quarantatreesimo posto rappresenta all’incirca il 3% del PIL Cinese, attualmente al secondo posto al mondo. E se poi paragoniamo i due valori del GDP la Grecia è all’1,70% circa della Cina, poco più di un mucchietto di mattoncini della Grande Muraglia. Insomma per Pechino sarebbe un bocconcino facile facile ed una prova di capacità di internazionalizzare veramente la sua politica finanziaria con una operazione sia di prestigio internazionale che di potere politico. Ed il prestigio crea il potere, ed entrambi, alla fine, ripagano bene. Giorgio Comerio – www.giorgiocomerio.com