Il prezzo della libertà è appena stato pagato a Parigi. I commenti sono stati tanti, alcuni pure inutili ed inopportuni: si è sentito e letto di tutto e di più. Certamente vi è ancora molta confusione fra ateismo e laicità, ma, con il tempo, probabilmente anche i più religiosamente ortodossi inizieranno a comprenderla. Diamo tempo al nostro tempo. Ma in tutta la vicenda, ancora una volta, la Turchia è il grande vero assente. E la Turchia è l’ostacolo a molte delle operazioni anti-terrorismo. Sarebbe opportuno che Parigi di per subito, e l’Europa subito dopo, chiamasse, o magari richiamasse, Ankara. La Turchia ha immensi confini con la Georgia, l’Armenia, l’Iran, l’Irak, la Siria, l’Azerbaijan e, nella zona europea, pure con la Grecia e la Bulgaria. Confini a volte ermetici ed a volte molto facili da attraversare. Traffici di ogni genere transitano, sono sempre transitati, e probabilmente transiteranno ancora, con tutti i paesi confinanti. Con l’Iran, la Siria, l’Irak passa di tutto senza nulla di più di un semplice pedaggio. E’ stupefacente come i confini siano permeabili e come l’embargo con l’Iran sia così poco rispettato. In realtà basta arrivare al confine, pagare il biglietto, in contanti, all’operatore, e la sbarra si apre. Il viaggio prosegue senza intoppi. Magari non sempre, evitando i camion che sbattano contro i giornalisti, Serena Shim per ultima.. Forse sarebbe opportuno che l’Europa vada a cambiare il bigliettario mettendo fuori servizio il telepass. Una volta per tutte. Giorgio Comerio www.giorgiocomerio.com